Da Fintecna alla Cassa Depositi e Prestiti: Fincantieri cambia proprietà, e adesso?

Nelle ultime settimane è ripresa con forza la lotta degli operai di Fincantieri esasperati dalla reticenza del governo a pronunciarsi sul piano industriale e più in generale sul futuro dell’azienda. Questo silenzio ha indotto molti, anche tra le rappresentanze sindacali, a accusare l’esecutivo di immobilismo. Ma, e ci tocca dire purtroppo, la situazione è rimasta tutt'altro che immobile.

Nonostante in pochi se ne siano accorti, il 15 giugno, a margine dell’approvazione del decreto sviluppo, il Cdm ha deciso la vendita alla cassa Cassa Depositi e Prestiti di Fintecna, Sace e Simest per una cifra che dovrebbe aggirarsi attorno a 10 miliardi di euro. Fincantieri quindi in quanto controllata di Fintecna cambia proprietà. La nuova controparte per i lavoratori sarà la Cassa Depositi e Prestiti società per azioni il cui capitale è detenuto per il 70% dal Ministero Dell’Economia e delle Finanze e per il restante 30% da un nutrito gruppo di fondazioni bancarie. La CDeP gestisce il risparmio postale ovvero i capitali raccolti per mezzo dei Buoni Fruttiferi Postali e deiLibretti di Risparmio Postale collocati da Poste Italiane, che normalmente impiega nel finanziamento degli investimenti della Pubblica Amministrazione, delle aziende di interesse strategico nazionale e delle PMI.

Il governo Monti in questi mesi ha segnato una certa discontinuità nella gestione della CDeP, utilizzandola in operazioni che si discostano da quella che è la mission originaria della società come nel caso dello scorporo di Snam da Eni e appunto della cessione di Fintecna. Al momento non è chiaro se effettivamente ci troviamo di fronte ad una trasformazione radicale della CDeP o ad un serie di provvedimenti spot, ciò nonostante non è da escludere che tali scelte avranno comunque nel breve e nel medio periodo delle ripercussioni sulla vetenza Fincantieri.

Infatti se pur non ci troviamo ancora di fronte alla - giustamente - tanto temuta quotazione sul mercato e al passaggio del pacchetto di maggioranza a soggetti di natura privata, di certo la Cassa Depositi e Prestiti per sua naturà adotterà politiche aziendali orientate maggiormente all’aumento della profittabilità e quindi al peggioramento delle condizioni di lavoro e alla riduzione del personale. Dall’altra il nuovo assetto societario allontanerà formalmente ancor di più i dipendenti da chi realmente opera le scelte sul piano industriale, ovvero il Ministero Dell’Economia e delle Finanze, ottenendo il doppio risultato di ostacolare “pericolose” forme di coordinamento con le vertenze delle altre controllate come ad esempio Alenia e Ansaldo e di rallentare ulteriormente le trattative utilizzando strumentalmente l’aumento del numero degli interlocutori.

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