Una modesta proposta dal Giappone: “Che i vecchi si sbrighino e muoiano”

Quasi tre secoli ci separano dalla pubblicazione del pamphlet satirico “Una modesta proposta” di Jonathan Swift. L’autore de I viaggi di Gulliver proponeva di mettere all’ingrasso i bambini poveri – inutile peso per la comunità - e di darli in pasto ai ricchi proprietari terrieri inglesi. Oggi una delle risposta alla crisi economica internazionale è la compressione dello stato sociale (scuola, sanità, pensioni etc.), servizi sociali vengono considerati e intesi da chi ci governa semplicemente come un peso e uno “spreco”.

E se i giovani devono essere gettati nel tritacarne di un mercato della lavoro sempre più selvaggio, privo di regole e spietato, la pelle dei vecchi è davvero troppo dura ed indigesta: bisogna semplicemente disfarsene al minor prezzo possibile.

È di pochi mesi fa la notizia secondo la quale ai medici della mutua britannici sarebbe stato chiesto di stilare una lista “end of life care” (ovvero di “accompagnamento al fine vita”) di malati terminali le cui aspettative di vita non superano i dodici mesi, ai quali proporre di essere “accompagnati” verso la morte. A che pro? Un quarto del numero totale dei letti di ospedale sarebbe liberato e ci sarebbe un risparmio per la sanità inglese di circa 1,35 miliardi l’anno. Un bel vantaggio. Eppure si può fare di meglio: il 22 gennaio il ministro delle finanze giapponese, Taro Aso, ha dichiarato riguardo alla questione della spesa sanitaria: "Perché dovrei pagare per persone che si limitano a mangiare e a bere e che non fanno alcuno sforzo?"; "Mi sveglierei sempre peggio sapendo che tutte le cure in corso sono a carico del governo. [...] Il problema non si risolverà fino a quando non lascerete che si sbrighino a morire". E sbrigatevi, dai!

Sarebbe troppo facile liquidare la questione dicendo che Taro Aso ha sicuramente bisogno di cambiare il suo ufficio stampa e trovarsi qualcuno che gli dia consigli migliori riguardo alle sue esternazioni pubbliche (di fronte alle reazioni indignate dei suo connazionali – il 25% dei quali sono ultra sessantenni! - il ministro ha dovuto fare marcia indietro sostenendo di essere stato frainteso). In fondo la battaglia contro “gli improduttivi” - coloro i quali, dopo una vita di lavoro, non sono più nelle condizioni di essere spremuti e sfruttati - si combatte ovunque, anche qui da noi.

La sottile linea di demarcazione tra persone e non-persone (e la sua sinistra eco totalitaria) sulla quale il pensiero filosofico ha dibattuto negli ultimi cento anni si fa oggi sempre più chiara e distinta: il diritto alla vita si acquisisce solo tramite il lavoro, chiunque non possa garantire di pagare il “riscatto” per la propria esistenza, facendosi ipersfruttare, perché è malato, troppo vecchio, affetto da qualche handicap, deve sbrigarsi a togliere il disturbo, deve morire. E non c’è da pensare a pratiche troppo cruente: niente camere a gas né esecuzioni di massa, basta “staccare la spina”: non fornire più assistenza, servizi, tutele.

Il prolungamento della vita media, sbandierato per decenni come la grande conquista del sistema capitalistico, diventa in tempi di crisi bel guaio da risolvere, bisogna pagare le pensioni per più anni e tenersi lavoratori di 50-60 anni senza potersene disfare in cambio di “sangue fresco”; gli incidenti sul lavoro aiutano ma non bastano: sono spesso troppo democratici e non fanno fuori i lavoratori più vecchi e meno produttivi.

La soluzione è presto trovata: licenziamenti facili che permettano di espellere dal mercato del lavoro i soggetti meno produttivi. Non solo i meno giovani, ma anche, ad esempio, le donne che, con il brutto vizio di rivendicare il loro diritto alla maternità, fanno perdere tempo e denaro preziosi. Donne, smettetela di comportarvi da accattone e imparate da Belen che in merito alla sua gravidanza ha dichiarato: “Sono contraria alle donne che lavorano e approfittano della gravidanza per stare a casa ed essere pagate mensilmente. Quando la gravidanza è a rischio sono contenta che la persona stia a casa: è giusto così, ma se le donne stanno bene… Una volta si zappava la terra, con la pancia!”.

Il concetto resta sempre lo stesso: non è che non possiate, in termini assoluti, fare figli, ammalarvi, invecchiare, ma quando avviene siete tenuti a P A G A R E. Con il sudore della fronte o con i vostri risparmi, se non potete e non siete in grado, peggio per voi.

Così allo spettro di una doppia sanità, pubblica (inefficiente e residuale) e privata (garantita solo a chi può permettersi di pagarne i costi altissimi) che si fa sempre più concreto anche nel nostro paese, se ne affianca un altro, anch’esso tutt’altro che fumoso: quello di una concorrenza sempre più selvaggia tra i lavoratori che, per disperazione, sono costretti ad offrirsi sempre a minor prezzo. E minore sarà la qualità della loro “carne” - più vecchia, più consumata, più malata – più infimi saranno i lavori e i salari per i quali questi soggetti senza valore, espulsi dal mercato del lavoro “primario”, disputeranno la loro “guerra fra poveri”, per potersi conquistare il diritto all’esistenza e alla sopravvivenza. Tra le tante sfide terribili dell’oggi, c’è anche quella per il diritto alla fragilità e al riposo.

Rete Camere Popolari del Lavoro