Granarolo: lotta e solidarietà

“Chi ha compagni non muore”. Continua la campagna di sostegno dei lavoratori contro la Granarolo

La lotta dei lavoratori della Granarolo si intreccia con quella dei lavoratori della logistica. Iniziata nel lontano 2008, contro la Bennet di Origgio, le rivendicazioni contrattuali e lavorative dei “facchini” si snodano come un filo rosso che, passando per i centri della GDO (la grande distribuzione organizzata) di Brembate, Basiano, Pioltello, Piacenza…, arriva fino alla lotta di questi giorni contro la Granarolo, che riconferma la volontà dei lavoratori di rivendicare la propria dignità e di non voler più lavorare sotto il ricatto e la minaccia, sfruttati per un povera e incerta busta paga.

Si tratta di una lotta significativa, per cui ne riassumiamo brevemente la vicenda. La Granarolo, come molte altre grandi società, lascia buona parte del lavoro sporco dello sfruttamento dei lavoratori alle cooperative, cui appalta singole attività, facendo finta di non sapere niente sulle condizioni di lavoro di quelli a cui deve i propri profitti. La storia degli ordinari soprusi che lì si verificano non è diversa da tante altre (e proprio per questo sempre inaccettabile!), come non è diversa la risposta violenta e oppressiva verso qualsiasi rivendicazione per un miglioramento delle condizioni di lavoro. La Granarolo: ha mosso le istituzioni compiacenti, come la Commissione di garanzia sullo sciopero che ha deciso ad hoc di inserire tra i servizi pubblici essenziali proprio il latte trasportato dai camion della società di origine emiliana; ha licenziato i lavoratori (41) che avevano partecipato allo sciopero generale del 15 maggio e che si opponevano a una decurtazione del 35% del loro salario, decisa dai vertici della cooperativa in “stato di crisi” con la compiacenza della società madre che intanto metteva in bella mostra, sul suo sito, un fatturato per il 2012 di più di 11 milioni di euro; si è fatta appoggiare dai sindacati confederali, che hanno accettato a fine giugno un accordo indegno che non garantiva il rientro dei licenziati, e dai poteri economico-politici forti dell’Emilia Romagna (Granarolo fa parte di Legacoop, che è molto vicina al PD); si è fatta servire dalla “pubblica” sicurezza che ha caricato i picchetti dei lavoratori in lotta per difendere gli interessi particolari dell’azienda, che ha fatto fioccare denunce e che – come se non bastasse tutto ciò – agita lo spettro del rinnovo dei permessi di soggiorno (i migranti rappresentano la gran parte dei lavoratori delle cooperative in Granarolo e, più in generale, del settore della logistica nel nord e centro Italia).

Contro tutto questo i lavoratori hanno lottato e continuano a lottare con forza e convinzione. Sanno che non è una lotta facile, che la situazione iniziale è impari, ma sanno anche che quanto più sono uniti e decisi nelle loro rivendicazioni tanto più la vittoria può essere vicina. Così si sono susseguite, solo quest’anno, numerose iniziative di lotta coordinate dal SICobas: gli scioperi generali del 22.03 e del 15.05; la manifestazione a Bologna del 01.06; la successiva assemblea del 16.06; i blocchi ai cancelli della Granarolo del 25.06; il primo grande boicottaggio nazionale in corrispondenza con la manifestazione davanti ai cancelli Granarolo del 29.06; lo sciopero generale della logistica del 05.07; le azioni di boicottaggio del 13.07; lo sciopero del 22.11 e la manifestazione del 23.11. Man mano si è creata una rete di solidarietà nazionale di varie realtà e una cassa di resistenza per sostenere i lavoratori colpiti dal licenziamento politico, e si è rinsaldata la coscienza, tra i “facchini” di tutto il territorio nazionale, che si tratta di un’unica lotta. Intanto una parziale vittoria c’è già stata, a luglio, con il reintegro di 23 dei 41 licenziati. Ma non è sufficiente, visto che in barba agli accordi siglati, Granarolo non ha ancora reintegrato i lavoratori come aveva promesso. Ciò dimostra, ce ne fosse ancora bisogno, che i necessari accordi istituzionali devono essere preceduti, supportati e fatti seguire dalla concreta dimostrazione della forza che l’unità dei lavoratori può esprimere.

Le iniziative di boicottaggio che si sono tenute tra il 12 e il 14 dicembre sono dunque la più recente ma non l’unica tappa di un lungo percorso che potrà concludersi solo con il reintegro dei lavoratori ingiustamente licenziati e il miglioramento delle condizioni lavorative. Si è trattato di una tre giorni che ha visto una buona risposta di iniziative comuni su tutto il territorio nazionale (Bologna, Reggio Emilia, Ravenna, Modena, Rho, Crema, Cremona, Milano, Napoli, Roma, Torino…) in cui è stato rotto l’isolamento e il silenzio in cui i padroni vogliono rinchiudere tutte le voci di protesta. Un'iniziativa estesa cui hanno partecipato, organizzati dal SiCobas, i lavoratori delle cooperative impiegate in ogni settore lavorativo e le compagne e i compagni delle diverse realtà territoriali coinvolte nel sostegno alla lotta. Con volantinaggi, interventi al megafono, striscioni e in qualche caso con cortei all’interno dei supermercati, si è fatta sentire forte la contestazione alla Granarolo e all'attacco più generale ai livelli salariali e alle condizioni di vita dei lavoratori. A qualcuno potrebbe sembrare che il boicottaggio sia un’arma spuntata, ma quando si fa attenzione a quanto la Granarolo sia attenta alla propria immagine e si preoccupi di far affiggere nei diversi punti vendita dell’Emilia, dai grandi centri ai piccoli negozi alimentari, cartelli in cui si dice che “ci dispiace oggi non abbiamo latte da vendere per colpa dei facchini che protestano”, si capisce allora che è un’arma efficace: non solo produce danni economici al padrone, ma scalfisce proprio l’immagine finta costruita ad hoc per il consumatore e, non ultimo, partecipa a far crescere una coscienza generale.

È per questo che anche noi abbiamo partecipato a questa giornata, portando fin dentro la casa del padrone la voce dei lavoratori che i media si preoccupano solo di presentare in storie strappalacrime e non nella loro battaglia quotidiana per la dignità sul posto di lavoro. Abbiamo appeso uno striscione all’entrata dell’Unicoop Tirreno di via Arenaccia, abbiamo spiegato le ragioni dei lavoratori a passanti e clienti e abbiamo etichettato i prodotti Granarolo con l’adesivo che si meritano.

La solidarietà è un’arma, usiamola!

Le iniziative del 14 dicembre:

Napoli



Roma

Bologna

Cremona

Milano

Mantova


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Altri rimandi:
- Dal 12 al 14 dicembre:in piazza per i lavoratori licenziati alla Granarolo (csavittoria.org)
- La logistica Granarolo manifesta all'Ipercoop Casilino e alla Coop Arenaccia di Napoli (contropiano.org)
- Boicotta la Granarolo! (militant-blog.org)
- No a Granarolo in tutta Italia! (infoaut.org)

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