[Milano] La Marcegaglia vuole chiudere per fare più profitti

Con la scusa della crisi, i padroni di numerose aziende – lo abbiamo visto succedere già più volte – cercano di ristrutturare le proprie attività per trarre maggiori profitti. Come poteva mancare all’appello quella che a lungo è stata presidente di Confindustria e da poco, pochissimo (l’altrieri!), è diventata presidente dell’Eni, Emma Marcegaglia. Sorridente, a fianco suo fratello, campeggia in una foto sul sito della Gruppo Marcegaglia, interamente a controllo famigliare e “leader mondiale nella trasformazione dell’acciaio”. Una società che ha un numero spropositato di fabbriche e sedi1 sparse nel mondo e a cui non mancano certo i profitti: gli ultimi dati di sintesi resi disponibili sul sito parlano di una variazione, tra il 2010 e il 2011, del +14,7% dei prodotti venduti e del +13,1% di vendite consolidate2.

Ciò nonostante, senza alcun preavviso e senza che le condizioni della produzione potessero far sospettare qualcosa, lunedì 14 Aprile la direzione della fabbrica di viale Sarca 336, i cui capannoni sono per metà sotto la giurisdizione di Milano e per metà di Cinisello, ha dichiarato che lo stabilimento chiuderà. Si tratta di un’operazione a cui la proprietà del Gruppo pare essere avvezza3 negli ultimi anni, almeno per quel che riguarda l’Italia. Infatti, sempre nel bilancio, si può leggere che nel 2011 era già iniziato un processo di licenziamenti in Italia (-0,1% dall’anno precedente) a fronte di un aumento delle assunzioni all’estero (+41,2%). È chiaro, quindi, che la chiusura che si prospetta è dovuta essenzialmente alla voglia di fare maggiori profitti, spostando la produzione all’estero e poi ritornare magari in Italia (come stanno già facendo altre aziende) in condizioni di profittabilità maggiore, cioè assumendo a stipendio più basso e con minori garanzie. A ciò si aggiunge il momento favorevole di poter far profitto anche dalla vendita del terreno, che è al momento in una zona di alta speculazione edilizia. 

La direzione ha dunque comunicato che avrebbe chiuso e che, se i dipendenti volevano continuare a lavorare, dovevano spostarsi a Pozzolo Formigaro, in provincia di Alessandria. Persone con più figli, magari 4, spesso con un mutuo da pagare, magari da più anni in quell’azienda (quasi la totalità dei lavoratori è assunta con contratto a tempo indeterminato e buona busta paga) si sono così trovate all’improvviso difronte ha una scelta inaspettata e difficile. La prima reazione è stata giustamente forte: uno sciopero immediato; il blocco di una delle arterie che collega Milano con i comuni limitrofi; la risposta decisa all’intervento immediato e ossequioso di celere in antisommossa e digos; l’occupazione della fabbrica4.

Questo ha permesso di raggiungere un primo obiettivo: quello che la notizia non passasse in sordina, che la dirigenza dovesse cambiare strategia e da una semplice comunicazione fosse costretta ad arrivare alla trattativa coi sindacati e al successivo comunicato stampa, falso, in cui accusava questi ultimi di aver rotto le trattative per “tutelare” un’immagine ben distante dalla realtà. Il secondo obiettivo raggiunto è stato quello di ottenere un incontro. Le delegazioni sindacali hanno scelto di rivolgersi prima agli assessori del lavoro dei diversi comuni implicati (Milano, Cinisello e Sesto San Giovanni), che hanno dato la disponibilità di massima a trovare nuovi siti dove spostare, nel caso, lo stabilimento e a fare da intermediari con il padronato.

Davanti a questi primi passi e davanti a un fronte dei lavoratori che si stava purtroppo già dividendo, pagando l’inesperienza di simili lotte e subendo il ricatto della proprietà (“se salta ancora un giorno chiudo definitivamente lo stabilimento”), gli operai più impegnati nella lotta hanno per il momento scelto di sospendere occupazione e sciopero per aspettare la controproposta dell’azienda e, intanto, parlare e convincere gli indecisi, quelli che forse credono che verranno forniti dei pullman aziendali per andare e venire dalla sede piemontese… Questi stessi lavoratori non si sono fatti ingannare, però, e tengono gli occhi aperti. Ci hanno garantito che non finisce qui.

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note
1 marcegaglia.com
2 publications.marcegaglia.com
3 fiom.lombardia.it
4 laragione.org

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