Emilio Riva: si dispensa da ogni compassione

E' venuto a mancare all'affetto dei suoi cari Emilio Riva, padrone dell'Ilva, responsabile di migliaia di morti.

Ne piangono la dipartita: i suoi cari fuggiti all'estero per non affrontare i tardivi processi; i colleghi sfruttatori che acquistano decine di necrologi per ricordare il “grande uomo” che ci ha lasciato; i giornalisti che narrano l'epopea del self-made man e ci ricordano i dolori sofferti da questo poverino per le vicende giudiziarie e inarcano il sopracciglio per i commenti caustici che imperversano in rete; i politici, che si sono impegnati per nascondere sotto il tappeto la polvere (rossa) prodotta dall'Ilva e che hanno riso di gusto con i suoi uomini per la loro bravura nell'insabbiare.

Non versano una lacrima, ma sorridono amaramente, rammaricandosi del fatto che come ogni criminale di guerra che si rispetti è morto nel suo letto: le centinaia di cittadini di Taranto assassinati per essere stati esposti al 90% delle emissioni di diossina di tutta Italia; le donne, che pur non avendo un contatto diretto con la fabbrica, si ammalano di tumore continuamente e i bambini che sempre più spesso nascono già malati; i circa 50 morti sul lavoro all'interno della fabbrica in quelli che chiamano “incidenti” ma che di incidentale hanno molto poco; i lavoratori della Palazzina Laf, rinchiusi in una sorta di lager a non fare niente, colpevoli di non aver accettato le condizioni imposte dal padrone, tanto da far affermare alla magistratura che la proprietà “aveva voluto riscrivere la storia e la Costituzione italiana”; gli operai di Genova, esposti anche loro alla bomba ambientale e al rischio quotidiano di essere messi in mezzo a una strada; noi tutti.

Non fiori, solo lotta.
Si dispensa da ogni compassione.

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