[Milano] “Possibili” irregolarità contrattuali per i lavoratori stranieri di Expo

É di pochi giorni fa la notizia che Cgil, Cisl e Uil hanno inviato una lettera al ministro Poletti chiedendo che “siano evitati comportamenti che tendano a reintrodurre forme concorrenziali basate su un ‘dumping contrattuale’ che, oltre a ledere la condizione dei lavoratori coinvolti, potrebbero determinare situazioni di irregolarità e di conflittualità vanificando l’obiettivo”.

L’oggetto di questa richiesta di vigilanza è Expo, o meglio, i contratti che riguarderanno i circa 5.000 lavoratori impiegati nei padiglioni dei paesi stranieri. Secondo i sindacati, c’è il rischio che si inneschi una concorrenza fra le agenzie interinali su condizioni economiche al ribasso, con lo scopo di strappare l’allocazione di risorse a Manpower, vincitrice dell’appalto per i lavoratori di Expo.

La facciata imbellettata di Expo sta rivelando ogni giorno di più il suo vero volto: i numeri degli occupati sono passati dagli oltre 240.000 stabili e 70.000 temporanei stimati ai tempi della candidatura, ai 4.000 a termine più 20.000 volontari di oggi. I 5.000 contratti per i padiglioni stranieri sono a parte: a differenza dei 4.000 a termine, non saranno nemmeno vincolati dall’accordo firmato il 23 luglio 2013 tra sindacati confederali ed Expo per quanto riguarda il rispetto dei contratti e delle norme di sicurezza.

Va detto, senza intenti recriminatori o polemici, che questo accordo è tutt’altro che una tutela per i lavoratori. A fronte di 800 assunzioni fra tempi determinati, apprendistati e stage, si deroga il contratto nazionale sulla causale contrattuale, sulla certificazione della formazione svolta e sul massimale del 20% di assunzioni per gli apprendisti. A questo si aggiunge una grande fetta di lavoratori non pagati, ovvero circa 18.500 volontari già incaricati, sui quali i sindacati confederali non hanno avuto nulla da eccepire.

Di fatto è da quasi due anni che Expo sta dettando nuove regole al ribasso per il mercato del lavoro e purtroppo Cgil, Cisl e Uil hanno avallato questo processo addirittura con la propria firma. L’accordo del 2013, infatti, è stato il preludio a normative nazionali come la legge Poletti (che togliendo la causale nei contratti a tempo determinato, ha reso impossibile la contestazione della tipologia contrattuale) e il Jobs Act (che su questa scia ha sdoganato ulteriormente l’apprendistato).

Ci pare quindi che gridare all’allame oggi sia un po’ fuori tempo massimo. E’ ormai palese la contraddizione della Cgil nell’aver firmato un accordo del genere nel 2013 e poi essersi dichiarata contro le riforme del governo l’anno successivo. Tra l’altro, rivolgersi nuovamente al ministro Poletti per segnalare le proprie preoccupazioni è una mossa che alimenta nuovamente illusioni e confusione: è un po’ come chiedere al lupo di fare da guardia agli agnelli…

La strada da intraprendere è ancora una volta quella del protagonismo dei lavoratori, indicata dai dipendenti della Scala di Milano, che hanno “dato il la” rifiutandosi di lavorare il prossimo 1° maggio, nonostante il compenso. Non accettare il lavoro volontario e protestare contro quello sottopagato è già un primo passo, non solo per ribellarsi al sistema Expo, ma per rispedire al mittente tutti i provvedimenti del governo che continuano a peggiorare le nostre condizioni di lavoro.

Fonte: Repubblica.it

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