Questo non è un comma: l'offensiva reazionaria nascosta tra le righe del DDL sulla “Buona Scuola”

Questa è la storia di un comma, anzi no: è la storia del sottopunto 2.2 del sottopunto 2 del sottopunto b del comma 2 dell'articolo 22 del DDL 1934. Chiaro? Lo sarà tra pochissimo. La Storia, a volte, non cammina lungo i grandi viali alberati: passa per i vicoli, i tetti, a volte anche le fogne.

Lo fa, soprattutto, quando non vuole essere scoperta subito, quando vuole passare inosservata mentre il mondo intorno crede che nulla stia cambiando.

In questi anni, a tramare nell'ombra sono sempre più spesso coloro che vogliono riportare indietro le lancette della Storia: il governo Renzi non è da meno.

Col Jobs Act e la cancellazione dell'articolo 18 i lavoratori sono stati costretti ad entrare in una brutta Delorean (la macchina del tempo del film "Ritorno al futuro") che li ha riportati al 21 Aprile 1927, data dell'approvazione della fascistissima Carta del Lavoro, che stabiliva, come oggi, il diritto dei padroni a licenziare pisciando in mano ai lavoratori. Col DDL sulla cosiddetta “Buona Scuola”, il viaggio indietro nel tempo porta fino al 2 Giugno 1923, data della pubblicazione in Gazzetta Ufficiale della cd. Riforma Gentile, il cui articolo 27 dava, come oggi, pieni poteri ai presidi nella scelta dei docenti per gli incarichi di insegnamento.

Ma c'è dell'altro, e non è meno grave. Nell'attribuire al governo la delega al riordino del sistema di assunzione, col punto citato all'inizio il DDL delega il governo a determinare “la disciplina relativa al trattamento economico durante il periodo di formazione e apprendistato, tenuto anche conto della graduale assunzione della funzione di docente”

Che significa? Significa che senza dichiarazioni pubbliche,senza scontro frontale coi sindacati, senza petizioni di principio il Governo cancella, in un attimo, il contratto nazionale di lavoro per il Pubblico Impiego, tornando almeno a prima del 2001

Novità assoluta? No! Ci aveva già pensato Brunetta, con la legge 15/2009, a ridimensionare notevolmente il campo d'azione della contrattazione, stabilendo che tutto ciò che riguardava l'organizzazione del lavoro era escluso dalla discussione con la controparte.

Si conferma dunque, anche nella riforma della scuola, l'offensiva reazionaria e autoritaria in atto nella società: la cancellazione de facto della contrattazione va in questa direzione.

Si confermano, però, anche le lotte: lo sciopero del 5 è stato quasi totale, la scelta comunicativa della lavagna di Renzi un flop clamoroso, il voto alle regionali ha sancito la disaffezione e altre sorprese bisogna aspettarsi dallo sciopero degli scrutini.

Insomma: possono scegliere la cloaca più oscura ma ci sarà sempre qualcuno a stanarli.

Non vincono, non vinceranno!

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