Cosa ha fatto l'austerity alla sanità greca

All'indomani della vittoria di Syriza alle scorse elezioni in Grecia, Louise Irvine, medico britannico da poco rientrata da una missione di solidarietà ad Atene, pubblica il resoconto della sua toccante esperienza. Rileggere le sue parole oggi, a pochi giorni dal Referendum che chiamerà il popolo greco alle urne per decidere se rifiutare o meno le ultime misure di austerità imposte dalla Troika, è importante, a nostro avviso, per diversi motivi.

Le parole che seguono parlano immediatamente alla pancia di ognuno di noi, evidenziando tutta la violenza con cui le misure d'asusterità imposte hanno messo in ginocchio un popolo intero dopo aver lasciato esplodere disoccupazione e miseria, dopo aver imposto lo smantellamento del suo sistema sanitario e di tutti i servizi sociali. Eppure questo popolo non si è mai sottratto alla guerra aperta che gli è stata dichiarata: con dignità si è organizzato per rimettersi in piedi, per controbattere colpo su colpo, trovando sempre più forza nella costruzione di una lenta resistenza che nasceva dal basso, in maniera capillare su tutti i territori, e che lungi dal ripiegarsi su un orizzonte di sopravvivenza e di mero assistenzialismo, ha gettato le basi per costruire un progetto di governo che potesse mettersi all'altezza della propria controparte.

La posta in gioco, nella partita spietata che si sta giocando in questi giorni, è quella del riscatto di tutti i popoli oppressi e travalica immediatamente i confini della Grecia, riguarda tutti noi. Questo è il motivo per cui anche la controffensiva è delle più feroci: i nemici sono quegli apparati di potere che giorno dopo giorno orchestrano i mezzi di comunicazione per contaminarci di paura, una paura che minaccia l'esito del Referendum proprio perché trova terreno fertile nelle condizioni materiali di miseria che i greci toccano con mano e vivono ogni giorno, da troppo tempo.

La verità è che se c'è qualcuno che ha paura quello non è il popolo greco, non siamo noi: la dignità, la forza di questa resistenza possono solo lasciar sperare che Davide può sconfiggere Golia, scrivendo così un'importante pagina di storia.
Dice uno dei medici volontari che la corrispondente ha incontrato nel corso di questa sua esperienza: “Vogliamo solidarietà, non carità”. A noi il compito di raccogliere questo invito e accompagnare il popolo greco al voto, a noi il compito di mettersi all'altezza di questa sfida.

Cosa ha fatto l'austerity alla sanità greca

di Louise Irvine. 26 gennaio 2015

Nel mese di ottobre 2014 ho visitato la Grecia per vedere l'impatto dell'austerity sul popolo greco, in particolare in materia di salute e assistenza sanitaria.
Mi sono messa in contatto con i lavoratori della sanità e con la Greece Solidarity Campaing per visitare gli ospedali, le cliniche e i mercati di generi alimentari. Ho parlato col personale sanitario, volontari, politici e funzionari governativi locali.

Ciò che ho visto mi ha lasciato sgomenta e mi ha fatto venire le lacrime agli occhi.

Nel più grande ospedale greco, l'Evangelismos di Atene, le condizioni erano peggiori di quelle che ho visto nei paesi in via di sviluppo.

Nel momento in cui le porte dell'ospedale aprono nei giorni di “emergenza”, la gente arriva a frotte. Il collasso dei servizi primari e di quelli di medicina comunitaria ha determinato il fatto che chiunque necessiti di cure arrivi in pronto soccorso, sia per un incidente rilevante, che per terapie per condizioni di lungo termine o per far vaccinare i propri bambini. Il personale mi ha detto che gravi casi di traumi spesso devono aspettare ore per i raggi X e il trattamento, a causa di carenza di personale, e che se troppi casi arrivano nello stesso momento, le persone muoiono prima ancora di poter essere curate.

Le misure di austerity imposte alla Grecia dalla Troika (Commissione Europea, Banca Centrale Europea e Fondo Monetario Internazionale) come prezzo per il suo piano di salvataggio dal debito, hanno comportato la chiusura di diversi ospedali (inclusi tre ospedali psichiatrici) e presidi di assistenza primaria. Quelli che sono rimasti affrontano drastici tagli al personale. Migliaia di lavoratori del settore sono stati licenziati.

Il 30% della popolazione greca sta vivendo in povertà, senza accesso alle cure a costi accessibili. L'assistenza sanitaria è finanziata attraverso assicurazioni che pagano i datori di lavoro e quando le persone hanno perso il proprio posto di lavoro, hanno perso anche la propria assicurazione sanitaria.
Il governo aveva annunciato di aver ripristinato l'assistenza sanitaria per i più bisognosi, ma medici e infermieri mi hanno detto che si è trattato di una finzione. Le promesse commissioni per la valutazione e la verifica del reddito di coloro che non possono permettersi l'assistenza sanitaria sono ancora da mettere in piedi.

All'ospedale Evangelismos ho visto 50 pazienti psichiatrici stipati in un reparto di 25 posti letto, che condividevano due bagni e un solo infermiere psichiatrico. I pazienti psichiatrici di tutte le età e di entrambi i sessi giacciono apaticamente su barelle su entrambi i lati del lungo corridoio. Ho girato un angolo e ho visto un altro corridoio ugualmente pieno. Questi stretti letti scomodi, stipati gli uni con gli altri, erano tutto lo spazio personale a disposizione dei pazienti. Infermieri e medici mi hanno detto che era impossibile fare qualsiasi intervento terapeutico.

Malgrado le condizioni di sovraffollamento, la corsia era inspiegabilmente tranquilla. Ho avuto l’impressione che molti pazienti fossero stati sedati, o forse si erano semplicemente arresi per la disperazione.

“Austerità" e tagli hanno portato ad un forte aumento della depressione. Il tasso di suicidi è cresciuto del 45%. I pazienti dell’Evangelismos sono i fortunati, molti altri che necessitano di letti sono stati abbandonati nelle strade, senza alcun sostegno da parte della comunità.

Mentre ce ne stavamo andando un medico mi ha chiesto di raccontare alla gente, nel Regno Unito, cosa avessi visto e sentito. Mi ha detto che loro vogliono “solidarietà, non carità”.

Le persone si stanno organizzando per resistere e difendere le proprie comunità dai peggiori effetti dell'austerity. Un'espressione di questo è il proliferare di comunità basate su strutture di solidarietà, per aiutare coloro che non hanno cibo o assistenza sanitaria.

Ambulatori popolari sono stati aperti in tutta la Grecia, col lavoro di volontari che cercano di provvedere alle cure di base per chi non ha accesso all'assistenza sanitaria. Medici, infermieri e farmacisti lavorano come volontari in questi ambulatori, ma non sono abbastanza per soddisfare le richieste.

Ho visitato la Social Solidarity Clinic a Peristeri, un distretto di Atene con una popolazione di circa 400.000 abitanti. Il personale volontario, medici e infermieri che lavoravano lì, mi ha detto che la maggior parte dei presidi sanitari pubblici locali erano stati chiusi. Il governo ha chiuso tutti i policlinici, per riaprirne alcuni di recente, ma con il solo 30% dei medici di cui c'è bisogno. Mentre prima c'erano 150 medici che prestavano servizio nel quartiere, adesso ce n'erano solo 50. Un policlinico per una popolazione di 400.000 persone non ha ginecologi, né dermatologi e ha solo due cardiologi.
“Vogliamo indietro i nostri medici” - ha detto uno dei volontari con cui ho parlato. Migliaia di dottori hanno lasciato il paese. Quelli che sono rimasti – inclusi i più anziani medici ospedalieri – guadagnano circa 12.000 euro l'anno.

La Social Solidarity Clinic di Peristeri era attiva da un anno e mezzo e contava 60 volontari, fra cui 25 medici che offrivano assistenza gratuitamente. C'era una semplice sala di consultazione e una piccola farmacia con medicinali donati.

I volontari dicevano che le persone con patologie croniche come il diabete o col cancro avevano particolari problemi a procurarsi i trattamenti di cui avevano bisogno. I malati di cancro senza assicurazione non possono permettersi la chemioterapia. Le organizzazioni di solidarietà fanno appello a chi è in chemioterapia perché doni un giorno di trattamento ai pazienti che non possono permettersi i farmaci.

Il governo greco ha approvato una legge nel mese di gennaio che dice che se le persone si indebitano, le loro proprietà possono essere confiscate. Alcune persone rifiutano altri trattamenti piuttosto che maturare debiti per l'assistenza sanitaria che potrebbero portare la propria famiglia a perdere la casa.

A carico delle madri greche ci sono ora 600 euro per partorire e 1200 euro per un cesareo o per complicazioni. Si tratta del doppio previsto per i cittadini stranieri che vivono in Grecia. La madre deve pagare la parcella al momento di lasciare l'ospedale. Quando le spese sono state introdotte, se una madre non poteva pagare, l'ospedale teneva il bambino fino a che il pagamento non fosse stato saldato. Le condanne internazionali hanno fatto sì che questa pratica venisse interrotta e adesso il denaro viene recuperato attraverso una tassa extra – ma se la famiglia non la può pagare, la casa o le loro proprietà possono essere confiscate. E se non può ancora pagare, la madre può essere incarcerata. Un numero crescente di neonati viene abbandonato in ospedale. Un’ostetrica con cui ho parlato l’ha definita la “criminalizzazione del parto”.

La contraccezione è insostenibile per molti – l'assicurazione sanitaria non copre nemmeno questa. Ci sono molti più aborti – 300.000 l'anno – e per la prima volta il tasso di mortalità in Grecia, sta superando il tasso di natalità. La popolazione non può permettersi di avere figli. E' già abbastanza difficile sfamare e curare i bambini già esistenti.

Un recente rapporto redatto da Unicef e Università di Atene ha stimato che il 34% dei bambini greci sono a rischio di povertà. Un recente articolo di Lancet (Greece’s Health Crisis: from Austerity to Denialism 22 Feb 2014) riferiva che il tasso di nati morti è salito del 21% fra il 2008 e il 2011, il tasso di mortalità infantile del 40%. Molte famiglie vivono a carico dell'esigua pensione di uno dei nonni, solitamente di circa 500 euro mensili. Il collasso dell'assistenza sanitaria primaria significa che migliaia di bambini non vengono vaccinati. Il costo è di 80 euro per un ciclo di vaccinazioni e molte famiglie non possono permetterselo.

Il collasso dell'assistenza sanitaria pubblica ha portato a un raddoppio dei casi di tubercolosi, al rimanifestarsi della malaria dopo 40 anni e a un incremento del 700% delle infezioni da HIV.

La scarsità alimentare sta anche peggiorando la salute della popolazione. Un milione e settecentomila cittadini greci, quasi uno su cinque, non ha abbastanza da mangiare, secondo l'OCSE. Abbiamo visitato un mercato alimentare ad Atene, organizzato dai movimenti di solidarietà sociale, che organizzano la distribuzione di cibo dai produttori alla popolazione. I mercati alimentari di solidarietà sociale tagliano fuori gli intermediari, in modo tale che il cibo sia più economico che nei supermercati, mentre gli agricoltori ricevono un buon prezzo.
In cambio i produttori donano una percentuale dei loro prodotti, che viene distribuita gratis alle famiglie bisognose del posto.

Da una parte all'altra del mercato è stato appeso uno striscione che diceva “Mettere in pratica la speranza”. Questo, per me, incarnava lo spirito che ho incontrato ovunque sia stata – speranza di cambiamento combinata a un approccio molto pratico alla creazione di strutture di supporto. Alle persone con cui ho parlato era chiaro che questo non intendeva essere un sostituto a ciò che deve fornire lo stato – non poteva esserlo – ma un mezzo di sostentamento e di resistenza per evitare che la popolazione sprofondasse nella miseria e nella disperazione. Dicevano che era necessaria un'azione a livello governativo.

Il successo di Syryza non è una sorpresa. Abbiamo incontrato Alexis Tsipras, il leader di Syriza, che ha detto che la ricostruzione del sistema sanitario sarebbe stata una priorità del suo governo, qualora fosse stato eletto.

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