Roma - Asili nido comunali, che sta succedendo?

L’Italia è il Paese Europeo che spende di meno per i bambini e le famiglie e nella regione Lazio c’è una forte assenza di servizi per la prima infanzia con solo il 25% dei comuni coperti dal servizio di nido ed oltre il 27% dei bambini richiedente che rimane in lista d’attesa. Per far fronte a questa situazione disastrosa le istituzioni hanno risposto aumentando i carichi di lavoro e dando nuovo spazio ai privati.

 

  • Dal 1° Gennaio 2015 è entrato in vigore, per tutti i dipendenti comunali, il nuovo contratto decentrato che prevede un aumento delle ore di lavoro con alcune ore di reperibilità per coprire eventuali colleghe assenti ed un taglio agli stipendi attraverso la creazione del sistema ‘premiale’ che permetterà solo ad una parte del personale di ottenere dei ‘premi di produttività’ quando si svolgono mansioni che non le competono, per esempio di carattere amministrativo. Inoltre, non essendo previste sostituzioni nel primo giorno di malattia, non esisterà più un limite massimo al rapporto numero di bambini/educatrici che già è spesso messo a dura prova. Con questa politica il passaggio da asili di qualità ad asili-pollaio sembra inevitabile.
  • Il 26 Novembre 2014 la Corte di Giustizia Europea aveva condannato l’Italia per uso illegittimo di personale con contratti a tempo determinato per coprire carenze di organico strutturali. In risposta, contro ogni logica, l’amministrazione capitolina ha pensato bene NON di assumere a tempo indeterminato le 5000 lavoratrici che da anni coprono con contratti precari la mancanza di personale, ma, anzi, di LICENZIARLE! Il Comune, infatti, ha avviato la procedura per il bando relativo alle supplenze a cui, però, è stata vietata la partecipazione ai precari con più di 36 mesi di servizio anche non continuativi, ossia, proprio quelli che lavorando da anni nella scuola, hanno il diritto di essere assunti a tempo indeterminato! Dopo settimane intense di lotta si è riusciti ad ottenere il ritiro dei bandi, ora, però, si punta alla stabilizzazione!
  • La nuova proposta di legge regionale "Disposizioni in materia di servizi socioeducativi per la prima infanzia" mira, tra le altre cose, a dare sempre maggiore spazio agli asili privati (che, del resto, già dal 2007 hanno superato in numero quelli pubblici) attraverso l’aumento delle convenzioni, la promozione di nidi aziendali ed in particolare incentivando i cosiddetti servizi educativi sperimentali come le educatrici familiari e domiciliari. Questo lento processo di privatizzazione, oltre a far aumentare i costi del servizio per gli utenti, peggiora le condizioni di lavoro delle insegnanti che hanno contratti precari e meno tutele, e diminuisce la capacità di controllo sulla qualità dell’insegnamento e sulla sicurezza dei bambini.
  • Colpire le insegnanti influisce negativamente innanzitutto sui nostri bambini e sulle nostre bambine che si troveranno un ambiente poco sereno con poche maestre sempre più stanche, meno attente ai loro bisogni, più concentrate a competere l’una contro l’altra per guadagnarsi ‘il premio salariale’ per arrivare a fine mese che educare e promuovere lo sviluppo dei bambini.
  • Un servizio migliore che copra un maggior numero di ore giornaliere e che possa essere assicurato a tutte le famiglie, madri e padri che ne hanno bisogno richiede nuove assunzioni (la carenza di organico negli asili e nelle scuole di Roma Capitale arriva quasi al 25%) e la creazione di nuove strutture. Investire in servizi per la prima infanzia renderebbe più facile alle donne trovare un lavoro ed essere economicamente indipendente e permetterebbe alle coppie di lavoratori di avere più tempo per se stessi. Inoltre, rappresentano per i bambini dei luoghi di socializzazione e di apprendimento.

Per saperne di più:
[Le lavoratrici salveranno Roma] Vince il NO al referendum sul contratto decentrato!

[Roma] Intervista alle lavoratrici degli asili nido in lotta contro il contratto decentrato

 

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