Sette motivi (più uno) per cui siamo tutti Abd Elsalam

Il 15 settembre, durante una manifestazione al magazzino della GLS di Piacenza, è morto Abd Elsalam, lavoratore della logistica.

Lottava perché l’azienda mantenesse le promesse, lottava per la stabilizzazione dei suoi colleghi precari, lui lavoratore egiziano a tempo indeterminato. Ha resistito, ha voluto bloccare un camion che invece – istigato dal caporale di turno – non si è fermato, travolgendolo. Un eroe? Forse sì; ma noi crediamo che quasi tutti siamo Abd Elsalam, anche tu.

Sei Abd Elsalam perché almeno una volta hai difeso qualcuno da un’ingiustizia. Almeno una volta hai creduto che un diritto negato a un tuo amico, un tuo vicino, un tuo collega, voleva dire negare un diritto anche a te.

Sei Abd Elsalam perché hai bisogno di lavorare, perché non ti è stato regalato nulla; eppure, nonostante la fatica, aspetti con ansia quei dieci minuti di pausa davanti alla macchinetta del caffè per parlare con i tuoi colleghi e le tue colleghe, per chiedere loro come vanno le cose, e per scambiare confidenze e condividere i problemi, che sembrano alleggerirsi almeno per un momento.

Sei Abd Elsalam perché sei emigrato o hai pensato o stai pensando di farlo, perché dove sei nato e cresciuto non c’era presente né futuro; perché sei andato a lavorare in un pub a Londra o in un magazzino a Berlino o in una casa a Bruxelles o ancora in una città italiana che offriva maggiori possibilità, almeno così ti avevano detto e invece, magari, ti sei ritrovato a fare un lavoro di merda e a guadagnare lo stretto indispensabile per continuare a campare, ma nulla più. Eppure non ti sei arreso…

Sei Abd Elsalam perché sei stato declassato a “incidente” ogni volta che qualcuno ha sminuito un tuo problema e lo ha ascritto a forze incontrollabili: come quella volta, per esempio, in cui ti hanno detto che lo straordinario non te lo pagavano, perché la crisi mordeva e tutti noi dobbiamo fare dei sacrifici…; sei Abd Elsalam perché almeno una volta hai provato a protestare e qualcuno, più in alto di te, il capo reparto, il datore di lavoro, ti ha detto: “non dipende da nessuno, non possiamo farci nulla”…

Sei Abd Elsalam perché anche tu almeno una volta sei morto sul lavoro, magari in senso metaforico; sei morto dentro perché hai subito un’umiliazione, perché sei stato cacciato, represso, oppure semplicemente ignorato. Sei Abd Elsalam perché ogni mese una parte di quello che produci va ad appesantire le tasche di qualcuno che tu hai il piacere di vedere solo quando, con un sorriso largo come una tagliola, ti viene a dire che non c’è più posto per tutti, che bisogna dimostrare di meritare un lavoro che ogni giorno ti ruba la salute e spesso la dignità.

Sei Abd Elsalam perché la mattina, quando scendi dal letto, cominci un viaggio pieno di speranza, provando a credere che alla fine della giornata ti sentirai meglio, oppure che avrai qualcosa in più da dare, e senti un sottile filo rosso che lega i piedi che poggi sul pavimento quando ti alzi, a quei piedi che vedi poggiarsi sulla terra di Lampedusa, dopo un viaggio infame e rischioso.

Sei Abd Elsalam perché la guerra la riesci a vedere, anche se fanno di tutto per mascherarla. È una guerra che conta i suoi morti ogni volta che un altro Abd Elsalam cade da un’impalcatura, o cade in depressione… E sei Abd Elsalam perché lo capisci che questa è una guerra vera, e non riesci a fare pace con il fatto che i tuoi padroni, maledizione, lo hanno capito prima di te e sono più preparati…

…ma alla fine sei Abd Elsalam perché, proprio come lui, vuoi resistere un secondo più a lungo di loro, e dentro di te sai che la storia avrà un finale diverso.

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