La nostra risposta a capitan Totti

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Caro Capitano,

non hai idea di cosa è successo la settimana scorsa! Siamo andati in giro per le strade di Roma, le periferie abbandonate, per i posti di lavoro dove non va più nessuno, e abbiamo parlato di tante cose, e non sai quanti erano contenti di poter parlare a loro volta. E la tua immagine stava lì come un segno di riscatto, di rivalsa verso quelli forti che sono talmente abituati a comandare, che quando perdono si innervosiscono, scalpitano, alzano la voce.

Un po’ come le nostre classi dominanti di fronte al rischio di essere battute nella partita referendaria, che minacciano catastrofi finanziarie e scatenano clientele e compravendite, come ha mostrato il caso De Luca. Non gli va proprio giù l’idea che il popolo possa non accettare di essere “governabile”, di farsi dettar legge da un esecutivo sempre più forte e libero di imporci sempre più sacrifici. Nervosi e incattiviti, usano tutti gli enormi strumenti che hanno a disposizione per farci bere pure questa.
E allora noi abbiamo provato a scendere in campo con i nostri strumenti, con quel furgoncino scassato con su affissa la celebre immagine della partita in cui la Roma inflisse 4 gol alla Juventus. Come per dire a chi pretende di rimanere sempre saldo in testa, di calmarsi, perché il 4 Dicembre se ne potrebbe andare a casa e che il campionato è lungo e noi entriamo in gioco. Lo abbiamo fatto con un’immagine calcistica perché alla fine il calcio è un po’ una metafora delle avventure e disavventure della nostra vita quotidiana, pubblica e privata... che probabilmente è il motivo per cui ci appassiona tanto.

Qualcuno ci ha accusato di sciacallaggio, altri hanno scritto che abbiamo provato a tirarti per la maglia o addirittura ad attribuirti posizioni sul referendum. In realtà le persone che ci hanno visto e con cui abbiamo parlato capivano benissimo il tono scanzonato e goliardico della cosa. Forse chi pensa che con quella foto volessimo sfruttarti come sponsor per il NO si è abituato un po’ troppo a raccontare storie e fandonie a un popolo che crede di poter manipolare a piacimento.
E allora, France’, noi non credevamo di star abusando della tua immagine, ma anzi di star valorizzando un simbolo popolare che tu, volente o nolente, rappresenti. D'altronde la tua fama non dipende solo dai tuoi gesti, ma dal fatto che milioni di persone non vedono in quelli solo due calci a un pallone, ma qualcosa che riguarda la loro vita, il modo in cui interpretano il mondo. Da quella cultura popolare l’abbiamo presa, a quella cultura popolare l’abbiamo restituita, sognando per una volta che parli di un match che ci riguarda tutti direttamente, un match che puntiamo a vincere.

Rispettiamo però le tue dichiarazioni, non insisteremo più e quell'immagine smetterà di girare dai canali che possiamo controllare. La cultura popolare è piena di eroi e gesti epici, qualcosa sicuramente ci inventeremo...

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