Sullo sciopero dei lavoratori della logistica: i mass media tacciono e disinformano

L'informazione del giornalismo professionale è solo locale, sui siti nazionali tutta l'attenzione è catalizzata dalle difficoltà in cui si dibattono PD e PDL dopo il voto. L'unico sciopero di cui siamo al corrente è quello dei trasporti, uno dei classici scioperi "polverone" che incidono minimamente su un compromesso in gran parte già deciso tra confederali e datori di lavoro. Per quanto riguarda l'attenzione sulla logistica, gli articoli hanno perlopiù un taglio sensazionalistico, puntano cioè l'attenzione sugli scontri di Anzola senza fornire un resoconto dello sciopero, dei motivi e del significato profondo che ha questo rinnovo.

Unico caso, il Fatto Quotidiano - Emilia Romagna che, pur partendo dai fatti di Anzola, da spazio alla piattaforma del SI Cobas. L'analisi della piattaforma fatta dal giornalista è però completamente "fuori bersaglio", definisce infatti la piattaforma "classica" tralasciando due importanti questioni: primo, da qualunque punto di vista le si guardi, le richieste per le otto ore di lavoro giornaliere (contro il monte ore settimanale), gli aumenti uguali per tutti, la riduzione delle categorie, sono elementi che di "classico" hanno solo il precedente del 1969, con la sua radicalità e la sua capacità di imporre la forza dei lavoratori al capitale; secondo, bisogna rapportare alcune richieste (come la clausola sociale nell'appalto, che rischiano di perdere le lavoratrici ed i lavoratori delle mense in questi stessi giorni) alle condizioni preesistenti nel comparto logistica, per descrivere le quali precarietà è solo un eufemismo: salari da fame, caporalato, ricattabilità estrema.

Sempre nello stesso articolo, l'unico che merita un commento, l'intervista ad Aldo Milani, coordinatore del SI Cobas, viene scientificamente rimossa sino a stravolgerne tragicomicamente il senso, per cadere sul vecchio, stantio, spauracchio dei centri sociali: il rapporto tra questi ultimi e SI Cobas si ridurrebbe nell'attrazione delle pratiche radicali del sindacato; insomma, il giornalista ci vuole dire, dove stanno i centri sociali, "c'è da fa' casino…", riducendo la solidarietà e l'attenzione di giovani lavoratori e studenti che militano nelle strutture del "movimento" verso i lavoratori della logistica ad un semplice fenomeno di ribellismo.
Se non ci fosse già stato il 1968, potremmo bonariamente dire che il giornalista ha preso una cantonata, ma il senso rievocativo delle notizie che giungono dal Nord (e da Roma) è troppo forte, troppo intenso.

Non basta chiamarsi "Il Fatto quotidiano" per evitare di fare la solita, "classica", disinformazione di parte...

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Di seguito pubblichiamo questo interessante reportage della giornalista freelance Maria Elena Scandaliato. Invitiamo i siti di informazione antagonista e alternativa, i/le bloggers militanti, e gli accounts twitter e facebook dei compagni, delle compagne, e dei collettivi a condividere e dare massima diffusione a questo documento. Rompiamo insieme il silenzio che hanno imposto contro lo sciopero del 22 marzo!



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