Ancora manganellati gli operai Alcoa: alcune considerazioni da trarre sulla giornata di oggi

Oggi ancora una manifestazione degli operai Alcoa a Cagliari davanti all’Assessorato regionale del lavoro. Alla legittima richiesta dei lavoratori di entrare con una delegazione sindacale nel palazzo che pure gli dovrebbe appartenere per cercare soluzioni alla loro vertenza, la polizia ha caricato.

 

Agli operai che dicevano agli agenti"Non siamo delinquenti, state respingendo i vostri figli", è stato risposto con le solite manganellate e il solito accanimento. Non solo contro gli operai è stato usato persino un estintore, ma una sindacalista, Daniela Piras, è stata addirittura presa a calci nella schiena. Un altro manifestante è stato violentemente buttato a terra e ha chiesto di essere portato al Pronto Soccorso. In ogni caso, pur con diversi contusi, la manifestazione non si è sciolta, e gli operai hanno continuato a occupare la strada davanti all’Assessorato, battendo i caschetti sul suolo in segno di protesta.

Questa la notizia. Ma da quest’altra giornata di “ordinaria follia” possiamo trarre alcune considerazioni. Non ci interessa tanto sottolineare, per l’ennesima volta, la mancanza di dignità e la violenza delle forze dell’ordine che, non paghe di tutto l’armamentario di cui già dispongono, hanno bisogno anche di tirare estintori e prendere a calci nella schiena una sindacalista.

Ci interessa qui sottolineare altri due elementi. Il primo: la straordinaria resistenza e determinazione degli operai Alcoa, ormai da più di un anno in lotta. Il segnale importante di oggi è che la mobilitazione chiedeva l’estensione degli ammortizzatori sociali anche agli operai delle ditte che lavorano in appalto. Si tratta di circa 350 dipendenti: secondo i sindacati “almeno il 50% dei lavoratori che opera nello stabilimento rischia di rimanere senza ammortizzatori sociali”. Questo è un segnale importante: una mobilitazione che coinvolge anche i lavoratori delle ditte in appalto supera quegli steccati che il padronato per vent’anni ha eretto fra lavoratore e lavoratore, frammentando la classe in una miriade di segmenti, ognuno legato a un padroncino, a orari, a tipi di contratto diversi. Viene da chiedersi quante lotte si sarebbero vinte se si fosse riuscito a superare questa frammentazione e a mettere in campo ogni volta una risposta unitaria fra dipendenti della casa madre e dipendenti in appalto!

Ma un’altra cosa ci deve far riflettere. Agli operai che si mobilitano con determinazione e rischiando in prima persona, corrispondono organizzazioni sindacali vendute, che pensano ad accordarsi con il padrone piuttosto che a portare in fondo la lotta. Ormai lo dicono chiaramente, senza alcun pudore. Mario Ghini, segretario nazionale della Uilm, intervistato da Repubblica ha detto testualmente: “Occorre evitare gesti disperati dei lavoratori: spesso i nostri sindacalisti operano […] per calmierare la tensione. Per questo invitiamo alla calma”…

Ma chi giova la calma quando ti stanno togliendo il posto di lavoro? Come può questa gente ancora difendere i nostri interessi? Nel giorno in cui i dirigenti dei più grandi sindacati italiani si incontrano con il governo questa cosa ci dovrebbe preoccupare. La troppa calma è simile alla morte.

RASSEGNA STAMPA:

http://www.repubblica.it/cronaca/2012/09/25/news/alcoa_scontri_tra_manifestanti_e_polizia-43245030/

http://www.contropiano.org/it/sindacato/item/11422-cagliari-tensione-e-scontri-tra-operai-alcoa-e-polizia

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