[Marsiglia-Francia] Una giornata di ordinaria repressione

Ripubblicchiamo questo breve ma singificativo testo inviatoci da alcuni compagni che si trovano a Marsiglia. Martedì 10, alla notizia del colpo di mano del Governo Hollande-Valls, sono scesi in strada per partecipare ad un'assemblea chiamata via Facebook da uno dei gruppi di opposizione alla loi El-Khomri.

Sono stati letteralmennte sequestrati dalla polizia per più di un'ora. Segue il loro racconto, per capire che aria tiri nella democratica e civile Francia dove il governo si appresta a varare una legge di forte attacco ai lavoratori scavalcando completamente e clamorosamente anche l'intero parlamento.

Ieri 10 Maggio 2016, in risposta all'annuncio del ricorso al comma 49.3 della Costituzione francese da parte del governo per far passare la loi El-Khomri con il solo voto del consiglio dei ministri – bypassando quindi il parlamento – , la mobilitazione in tutta la Francia è stata immediata. Ci si è dati appuntamento in tutte le piazze per protestare contro la virata a dir poco reazionaria del Governo di Hollande il quale, solo 10 anni fa, giudicava il ricorso a questo comma come scandaloso e antidemocratico.

A Marsiglia sono stati lanciati quasi in simultanea due presidi: il primo alle 18:00 sulla piazza del quartiere Reformés, luogo simbolo della sinistra Marsigliese e l'altro alle 19:00 alla Prèfecture della città, promosso dalla CGT. Arrivati in piazza a Réformè, ancor prima delle 18:00, la polizia aveva già circondato il perimetro all'interno del quale si trovavano non più di una decina di studenti ed ha iniziato a svolgere perquisizioni e a prendere le identità di ognuno, fotgrafando le carte di identità. Passati i controlli i poliziotti ci hanno continuamente minacciati, poliziotti che nel frattempo sono aumentati di numero, di minuto in minuto, con l'arrivo di camionette – ben 7 – dei CRS (il reparto celere francese) e di auto della BAC (brigata anti crimine) – la cui presenza sfugge ancora ad ogni comprensione – coadiuvati da un un numero imprecisato di poliziotti in borghese con tanto di macchina fotografica. Insomma, un dispiegamento di forze a dir poco sproporzionato rispetto al numero di persone in quel momento presenti. È iniziato a quel punto un tutt'altro che simpatico tira e molla in questo assurdo cerchio dentro il quale ci hanno letteralmente sequestrati per più di un'ora e fuori dal quale si sono nel frattempo radunate sempre più persone a sostenerci e gridare ''liberate i nostri compagni!''.
A metà tra il comico ed il tragico abbiamo assistito a scene di abuso di potere cui non eravamo abituati; non è per nulla normale perquisire e prendere le identità di persone radunate in presidio, non è normale sentirsi minacciare di arresto al solo grido di: ''andatevene!'' e non è normale sentirsi dire dopo l‘ispezione della nostra carta di identità: ''Voi non siete neanche francesi, cosa avete da rivendicare qui?''.
Tutto questo, messieur le president, si chiama fascismo, reprimere un semplice presidio contro una manovra dittatoriale ed indegna è un atto di violenza alla libera espressione dei cittadini, alla libertà di sciopero, di riunione e di protesta.

D‘altronde la polizia francese non è nuova a questi atti di repressione nel contesto delle lotte contro la loi El-Khomri. Durante il corteo del Primo Maggio, infatti, i nostri 'eroi' hanno organizzato un vero e proprio sbarramento, con l‘intento di perquisire tutti i manifestanti che stavano recandosi al raggruppamento prima del corteo. Il risultato? 7 arresti. Gli arrestati? Studenti e sindacalisti. Tra questi un sindacalista del settore scuola arrestato perché nel suo zaino aveva una pericolosissima arma: un taglierino. Un altro ragazzo è stato arrestato perché nel suo zaino aveva un trofeo vinto poco prima ad un torneo di pétanques (le bocce), trofeo giudicato pericoloso in quanto aveva degli spigoli non smussati; ma d‘altronde sono proverbiali la pericolosità e l‘impeto dei giocatori di bocce.

Non male per il paese dei droits de l'homme.

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