In Portogallo l'austerity del governo uccide. Per davvero

Se escludiamo la Grecia, il paese messo peggio nella Eurozona è certamente il Portogallo. Gli indicatori che vengono solitamente fatti passare attraverso televisioni e giornali ci parlano di un paese in crisi profonda. Caduta netta del PIL (-3,3% quest'anno), debito pari al 110% del PIL e rendimento dei titoli decennali pari a circa il 13%, un valore doppio rispetto a quello solitamente ritenuto sostenibile per continuare a finanziarsi sul mercato. Se guardiamo poi ad un altro dato, messo meno spesso in evidenza ma che colpisce in maniera durissima, scopriamo che il tasso di disoccupazione ha raggiunto il 14,5%. Significa più di ottocentomila persone senza lavoro.


L'anno scorso, a maggio per l'esattezza, il governo chiese l'aiuto delle istituzioni europee, del Fondo Monetario Internazionale e della Banca Mondiale, per cercare una via concertata che permettesse di evitare il fallimento (e di continuare a far macinare profitti ai soliti noti), seguendo la stessa strada percorsa in precedenza da Atene. Ed esattamente come in Grecia, anche Lisbona ha cominciato a mettere in piedi un pacchetto di misure draconiane, all'insegna della tanto di moda “austerity”, in cambio di un prestito di 78 miliardi di euro. Licenziamenti, abbattimento degli stipendi, aumento delle tariffe e dell'IVA, privatizzazioni sono solo alcune di quelle che hanno colpito la popolazione portoghese nell'ultimo anno. A proposito di privatizzazioni il governo si aspettava di incassare 5 miliardi di euro. Ma finora a livello internazionale non si è manifestato un grande interesse per le aziende di stato in vendita. Sono state aziende di proprietà cinese a farla finora da padrone: il mese scorso la 'China State Grid' ha acquistato il 25% dell'operatore REN (nel campo dell'energia) per circa 387 milioni di euro, in società con la 'Oman Oil' (è stata l'unica offerta presentata); precedentemente la 'China Three Gorges' aveva acquisito il 21% della compagnia 'Energias de Portugal' per 2,87 miliardi di euro. Al momento sono in vendita anche la compagnia aerea nazionale TAP, l'operatore aeroportuale ANA e parte del servizio postale, dei servizi idrici, delle banche di stato, del servizio ferroviario e della compagnia petrolifera GALP.

L'aspetto che probabilmente finora ha colpito di più le fasce più deboli della popolazione è stato quello dell'aumento delle tariffe dei servizi, in particolare di quello sanitario. I prezzi sono balzati alle stelle. Molte visite precedentemente gratuite sono ora a pagamento (ad esempio le visite per pazienti diabetici) e quelle per le quali già prima bisognava pagare sono oggi ben più care (il pronto soccorso è passato dai 9€ ai 20€). Queste novità sono entrate in vigore a partire da gennaio e non hanno tardato a far sentire i propri effetti. Nel mese di febbraio si è registrato infatti un dato anomalo nel numero delle morti nel paese lusitano: +20%. Un dato allarmante, che il governo ha immediatamente provato a minimizzare accusando l'influenza ed il freddo per questo boom. Ma basta ascoltare o leggere le testimonianze di decine di semplici cittadini per capire che la verità è un'altra. I tagli del governo stanno uccidendo, escludendo dal godimento del diritto alla salute (e non solo) una fascia sempre più ampia della popolazione.

Per giovedì 22 marzo è stato indetto un altro sciopero generale.
Ad essere onesti, quello precedente non è riuscito benissimo. Ciò che colpisce molti analisti è proprio l'alto livello di sopportazione dimostrato dai portoghesi dinanzi a misure tanto drastiche. Ed ora temono un'esplosione improvvisa. Perché anche molti di loro sono convinti che così la gente non possa riuscire ad andare avanti. Anche perché ora cominciare a lottare può significare difendere non tanto il proprio livello di vita, ma la propria stessa sopravvivenza.

Per saperne di più:
The Guardian (guardian.co.uk)