"I sindacalisti egiziani hanno abbattuto il muro della paura"

Che fine hanno fatto le masse arabe di cui tanto si parlava un anno e mezzo fa? Dopo aver riempito i palinsesti dei nostri telegiornali e le pagine dei quotidiani, sembrano essersi ritirate di nuovo, ordinatamente, in casa. Almeno stando all'attenzione mediatica che riscuotono. Per fortuna così non è.

I processi innescatisi con le mobilitazioni che sono state in grado di far cadere regimi ritenuti incrollabili come quelli di Ben Alì (Tunisia) e Mubarak (Egitto) sono ancora in atto. Le dinamiche sono cambiate, ma non per questo dovremmo smettere di rivolgere la nostra attenzione a ciò che sta accadendo. E un occhio distratto non basta, perché ciò che si sta producendo lì può insegnare tanto anche ai 'civili' occidentali che popolano le metropoli imperialiste.

L'articolo che segue – e che non ha le pretese di un documento di analisi – traccia un po' il filo delle lotte dei lavoratori egiziani. Lotte che non hanno avuto il principio con il 25 gennaio 2011, data dell'inizio della fine per Mubarak, ma ben prima. E che tanto meno sono terminate con la deposizione del despota: continuano perché come sottolinea Hind Abd-al-Gawad, la sindacalista autrice dell'articolo, “le principali rivendicazioni della rivoluzione non sono state ancora soddisfatte”.

Però, rispetto al passato, i lavoratori stanno costruendo degli organismi che risultano estremamente preziosi nello scontro di classe in atto e in evoluzione: i sindacati indipendenti. E, con la mobilitazione continua e costante, sono riusciti ad ottenere un risultato da cui sarà difficile farli retrocedere: “hanno abbattuto il muro della paura”. Che qualcosa di quello che succede lungo il Nilo possa parlare anche a noi?

'I sindacalisti egiziani hanno abbattuto il muro della paura'
di Hind Abd-al-Gawad *

Traduzione a cura del Collettivo Clash City Workers
Tratto da: Socialist Worker

Sono stato attivo da prima dello scoppio della rivoluzione, organizzando manifestazioni e sit-in presso il mio luogo di lavoro nei primi mesi del 2010.
Stavamo combattendo per migliori condizioni di lavoro, stipendi più alti, l'assicurazione sanitaria e contratti a tempo indeterminato.
A Zaqaziq, il luogo in cui vivo, così come a Il Cairo, la rivoluzione è iniziata con le manifestazioni del 25 gennaio 2011. Gli attivisti hanno risposto alla chiamata scendendo per le strade contro il ministro degli Interni.
Tutto questo prima che si sviluppasse una situazione rivoluzionaria e prima che la gente iniziasse ad avenzare la richiesta della caduta dell'intero regime. Colleghi di lavoro si sono uniti a queste proteste, ma non in maniera organizzata a partire dal nostro posto di lavoro.
La caduta della dittatura di Hosni Mubarak ha significato aver abbattuto un sistema di 30 anni di ingiustizia e di tirannia. La rivoluzione è avanzata con slogan che reclamavano pane, libertà e giustizia sociale, aprendo la porta alla speranza che la gente possa vivere dignitosamente.
Ma l'unica cosa che è realmente cambiata è che abbiamo abbattuto il muro della paura. Resisteremo, in futuro, ad ogni tentativo da parte del regime di controllare la volontà popolare. Ma le principali rivendicazioni della rivoluzione non sono state ancora soddisfatte.
Gli attivisti nei sindacati indipendenti affrontano innumerevoli sfide. Il regime sa che se i lavoratori sono capaci di formare sindacati indipendenti il suo controllo dello stato è minacciato.
E così sta ponendo ostacoli sulla strada dei lavoratori. Ha rifiutato una legge sulla libertà sindacale che precedentemente era arrivata in parlamento per la discussione e l'approvazione. Il regime ha accettato solo la registrazione di sindacati indipendenti, perché messo sotto pressione. Ma ha in programma di imporre una nuova versione della vecchia legge repressiva sui sindacati. Inoltre, vuole organizzare elezioni sindacali all'interno della vecchia federazione sindacale diretta dallo stato. Il suo obiettivo è di reprimere l'attivismo dei lavoratori.

Speranze
L'elezione del candidato dei Fratelli Musulmani, Mohamed Mursi, ha fatto crescere le speranze di trasformazione dell'Egitto. In molti hanno sperato che un presidente che viene fuori dalla rivoluzione avrebbe lavorato per raggiungere gli obiettivi della rivoluzione. Chiedono giustizia per i martiri e giustizia sociale per salvare i lavoratori dal sistema capitalistico che li impoverisce.
Ma la situazione è instabile. I prezzi crescono e i poveri diventano sempre più poveri. I lavoratori vengono licenziati e le fabbriche chudono. Stiamo così assistendo alla lotta dei lavoratori con scioperi sempre più frequenti in settori diversi lungo tutto il paese.
Con gli scioperi si chiede un salario minimo ed uno massimo, nonché la fine della corruzione. I lavoratori dei trasporti pubblici, gli insegnanti, i dottori e gli operai dell'industria si sono tutti uniti nell'ondata di scioperi.
La solidarietà internazionale è davvero importante: innalza il nostro morale in tempi di disperazione. Diffondere le notizie della nostra lotta in tutto il mondo mette pressione allo stato.
Ad oggi le opinioni su Mursi e sul suo fallimento di ottemperare nei primi 100 giorni di governo alle promesse fatte durante la campagna elettorale, divergono. Alcuni pensano che necessiti di più tempo; ma altri reputano che stia servendo solo i suoi stessi interessi e quelli dei Fratelli Musulmani. Questo è il motivo per cui la Fratellanza ha cercato di riempire le piazze, mobilitando la gente contro le proteste per inchiodare il governo alle sue “responsabilità”, venerdì scorso. I Fratelli Musulmani sono stati costretti a cercare di disturbare le proteste e di distrarre il popolo dai risultati ottenuti in questo primo periodo in cui sono stati al potere.
Abbiamo assistito ad enormi aumenti dei prezzi del cibo e delle bollette dell'elettricità. L'Egitto sta ora cercando di ottenere un prestito dal FMI. Si sono verificate crisi nell'offerta di gas per cucinare e del petrolio. Il prezzo di una bombola di gas è così alto che gli egiziani non possono permettersi di acquistarla, a causa dei bassi salari.


* Hind Abd-al-Gawad è un'attivista nel Sindacato Indipendente dei Lavoratori del Centro d'Informazione dello Sviluppo Locale in Egitto. Per ulteriori informazioni in inglese vedi menasolidaritynetwork

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