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È difficile che le nostre storie assurgano agli onori della cronaca. Le prime pagine dei giornali trattano di altro, per lo più del teatrino di una politica sempre più vuota ed impotente. Se ci va bene ci vengono riservate poche righe nelle pagine interne o due parole in una notizia di coda. E non è nemmeno il peggio. Perché spesso ciò che offende nel profondo è quel tono pietistico con cui ci si approccia, alle nostre storie.

Che sono quelle di milioni di lavoratrici e di lavoratori, di quei milioni che un lavoro faticano a trovarlo e di quei milioni che lottano contro la ‘fatica’ e lo sfruttamento subito in fabbriche, scuole, ospedali, call center, ristoranti, cantieri, magazzini, ecc..

Siamo milioni, spesso accomunati da situazioni assai simili, per non dire uguali. Uniti nel profondo ma divisi da innumerevoli forme contrattuali e da miriadi di gerarchie, o addirittura dalle discriminazioni razziali e sessuali e dalle vane illusioni di potersela cavare da soli, competendo per il nostro successo individuale.

Siamo milioni, ma la nostra forza si disperde in mille rivoli. Ecco, allora cerchiamo di ricostruirla e di farla pesare. Questo è quello che proviamo a fare. Ed è a questo lavoro che ti chiediamo di contribuire.

Puoi farlo in diversi modi:
⁃ Leggi ciò che altre lavoratrici e lavoratori, disoccupate e disoccupati, raccontano e che pubblichiamo sul sito clashcityworkers.org. Fai girare le informazioni ai tuoi contatti, ai tuoi amici, ai tuoi colleghi. Iscriviti alla nostra newsletter settimanale, diventa ‘amico’ di su facebook, metti un ‘mi piace’ alla , diventa nostro ‘follower’ su , scrivici via mail Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo.
Raccontaci, scrivici della tua situazione, di ciò che ti sta accadendo, del conflitto cui stai prendendo parte sul posto di lavoro. Licenziamenti, chiusure, accordi peggiorativi sono purtroppo all’ordine del giorno;
Prendi un autobus o l’auto e vai laddove sai che c’è un picchetto, uno sciopero, un volantinaggio. Armati di cellulare o macchinetta fotografica e fai un’intervista ad uno dei lavoratori o a una delle lavoratrici che stanno lottando. Scrivi due righe, raccontaci la loro storia. Prendi i loro contatti, di modo che possiamo girarli ad altri lavoratori che vivono una situazione simile.

Perché solo noi possiamo prendere in mano il nostro destino. Se non ci mettiamo in proprio, saremo sempre costretti ad essere a rimorchio degli opportunismi, dei tempi e degli interessi di altri. Solo insieme possiamo cominciare a camminare. La strada è lunga, ma da qualche parte bisogna pure iniziare.

Rete Camere Popolari del Lavoro