ATAC: verso la privatizzazione del trasporto pubblico romano. La lotta dei lavoratori

La vicenda ATAC rappresenta un altro tassello che si inserisce in quel quadro di portata nazionale atto al disfacimento e alla privatizzazione delle aziende municipalizzate gestenti il trasporto pubblico locale.

La conferma dei vertici aziendali, figure rappresentanti il volto dell’amministrazione Alemanno, artefici dell’enorme sperpero di patrimonio pubblico, è la conferma del procedere nel piano di “default programmato” imbastito per ATAC; piano che andrà avanti fino al punto in cui la situazione sarà talmente ingestibile da convincere la cittadinanza che la privatizzazione è l’unica strada da percorrere per anelare alla funzionalità del servizio.

Tali propositi trovano il proprio palesarsi nella concessione già circa otto anni fa del trasporto periferico alla Tevere Tpl (appaltatrice dal 2005 al 2010) dalle cui ceneri è nata Roma Tpl Scarl, concessionaria di circa il 20% del servizio sulle strade della capitale (84 linee di bus diurni e 27 notturni) e vincitrice di una gara d’appalto da ben 812 milioni di euro fino al 2017. L’enorme voragine che si è aperta nel corso degli ultimi 10 anni di ben 1,6 miliardi nel suo articolarsi in: stipendi d'oro, biglietti clonati, strane vicende di bus venduti per poi essere ricomprati, oltre che immancabili regalie clientelari, non può che scaricare sui lavoratori ed utenza i costi del “tentativo di risanamento”.

Lo scorso 6 novembre, al doppio sit-in parallelo in piazza Santi Apostoli organizzato dai lavoratori Atac, è stato concesso un confronto diretto alle delegazioni delle sigle sindacali concertative (Filt Cgil, Fit Cisl, Uil ed Ugl Tpl) le quali hanno, ancora una volta con mollezza e accondiscendenza, sostenuto le necessità dei lavoratori in maniera estremamente parziale, definendo un accordo riguardo alcuni punti politici ed economici come la sospensione della “spending review” fino a dicembre, l’impegno da parte del Comune a rafforzare il ruolo pubblico di Atac, una promessa di discontinuità con il passato, l’introduzione di un tetto economico per i stipendi dei dirigenti, l’eliminazione dei superminimi, una razionalizzazione degli esterni e la revisione del modello industriale. Di contro è stata totalmente ignorata la richiesta di confronto da parte degli autisti autorganizzati dell’associazione “Cambia-Menti M410” i quali non hanno esitato a sottolineare la loro distanza dai sindacati padronali.

Lo scorso lunedì, presso il teatro Orione nel quartiere Don Bosco, si è tenuta un’assemblea della nascente associazione di lavoratori in cui è stata redatta una bozza dello statuto del movimento e rilanciata una nuova protesta sotto forma di blocco degli straordinari dal 17 fino al 24 Dicembre associato alla rigorosa applicazione del codice della strada; tali contestazioni non hanno tardato a generare gravi ripercussioni su viabilità e traffico cittadino in questi giorni.

Gli autisti ATAC, consci della situazione aziendale e stanchi delle sempre più critiche condizioni vessatorie che sono costretti a subire, stanno organizzando la loro lotta sulla base di alcune inamovibili recriminazioni come: il no a qualunque forma di spacchettamento o privatizzazione dell’azienda, l’assunzione di 1000 autisti per normalizzare un servizio che si regge per il 40% sugli straordinari dei lavoratori (115 dei quali già pronti essendo quei lavoratori interinali ogni anno chiamati a coprire i turni estivi per poi esser puntualmente scaricati ad ottobre), il pagamento di tutti gli arretrati, lo stop dei maxi stipendi, una coerente distribuzione delle risorse aziendali, la riqualificazione e il potenziamento del servizio di mobilità offerto alla cittadinanza, oltre che un accesso alla mobilità per tutti.

Alla vertenza dei lavoratori ATAC si affianca quella del cleaning staff di stazioni metro e tratte ferroviarie locali. Più di 500 lavoratori dipendenti delle ditte appaltatrici ATAC (Platform e Fortuna 1) da circa una settimana sono in presidio all’uscita della stazione Ostiense per denunciare la procedura di licenziamento aperta verso 150 di loro con successiva richiesta di ammortizzatori sociali. Tutto ciò si è tradotto in una riduzione del 50% delle ore lavorative oltre che della paga mensile, senza alcun accertamento preventivo da parte dell’Atac con l’Inps e l’Ispettorato del Lavoro.

Il corteo indetto per il 20 dicembre a firma “lavoratori ed utenti Atac contro le privatizzazioni e per il diritto alla mobilità” si snoderà per il centro di Roma, da Metro Colosseo al Campidoglio e troverà oltre che l’appoggio della cittadinanza anche quello dei Movimenti per la Casa, con l’intento di ribadire che il trasporto pubblico è un bene comune e la mobilità un imprescindibile diritto.

Rete Camere Popolari del Lavoro