[Este - PD] #OccupyTorre delle lavoratrici Santa Tecla

Il sole è calato un po' più tardi Giovedì sera, per le lavoratrici che da più di un mese portano avanti il presidio a Este (PD): dall'alto della torre, che una volta forniva di acqua in pressione la vicina fabbrica di fiammiferi e ora regge alcuni condizionatori, l'orizzonte è più luminoso. Sia perché gli ultimi raggi di sole hanno illuminato chi con una decisione condivisa dal presidio intero è salito sulla cima, sia perché questo gesto ha sparso nuova luce sulla lotta delle lavoratrici.

Licenziate il 23 di Dicembre dalla fondazione Santa Tecla che gestisce una casa di cura per anziani nella provincia tra Padova e Rovigo a sud dei colli Euganei, con una lettera della direzione i cui mandanti sono i membri della curia Padovana che controlla questa e molte altre strutture venete. Il delegato vescovile per la pastorale sociale e del lavoro, don Marco Cagol è anche il presidente della fondazione da alcuni mesi e giovedì sera ha tenuto a precisare che “Il dialogo è il nostro stile”, forse a furia di far prediche ha dimenticato che il termine dialogo prevede due interlocutori e non una gestione sorda a tutto se non “ai schei”. Le lavoratrici hanno bocciato un accordo che avrebbe visto quasi un dimezzamento del loro salario e tanto meno hanno accettato di passare per l'umiliante selezione per poter entrare nella cooperativa Cipres che dal primo febbraio le ha sostituite nella cura degli anziani (con un grave danno anche per i pazienti per cui la continuità dei rapporti anche affettivi è molto importante), cooperativa in cui avrebbero perso scatti di anzianità e contratti pregressi, anche qui con una diminuzione significativa del salario e con la probabilità di non passare la selezione dopo 20/30 anni di esperienza, come è successo ad alcune lavoratrici che sono cadute nel tranello. Il conflitto con la direzione prosegue da vari anni, le lavoratrici segnalavano le gravi irregolarità compiute della fondazione sia nei confronti dei lavoratori (un regime dispotico, reperibilità non pagate, turni accelerati ...) sia negli investimenti (costruzione di un'inservibile centro benessere, rimodulazione di un mutuo verso un tasso più alto ...)

Una relazione eseguita dai tecnici della Regione Veneto e depositata ancora nell'agosto del 2013 ha concluso che molte manovre della fondazione avevano come obbiettivo l'eliminazione dall'organico delle lavoratrici con più esperienza, entrate in servizio ancora tramite concorso pubblico e maggiormente usurate dal faticoso lavoro, perciò più “costose” e meno disponibili a sopportare le vessazioni del direttore Valerio Burattin (di cui un articolo di due anni fa di un quotidiano locale fornisce uno spaccato divertente quanto tragico) fratello di Ernesto Burattin, membro del Consiglio diocesano per gli affari economici, vicepresidente di UNEBA ( la confindustria dell'assistenza sociale) e presente in moltissimi interessi della diocesi padovana.
La fondazione Santa Tecla riceve 380mila € al mese dalla convenzione con la regione ed opera in un stabile costruito anche con i fondi regionali, e deve inoltre rispondere ad essa per le autorizzazioni e i controlli sulla qualità del servizio. Per questo le lavoratrici con il sindacato USB chiedono a gran voce che sia la regione ad intervenire revocando le delibere approvate in questi anni a partire dalla trasformazione da IPAB in fondazione nel 2002 fino al loro licenziamento collettivo, ma Luca Zaia che pure spesso si fa vedere tra i presidi dei lavoratori veneti è stato ben lontano da Este. Il presidente della Regione, anzi, pochi giorni fa ha inaugurato una casa di riposo controllata dalla diocesi e di cui Ernesto Burattin è attualmente membro del consiglio gestionale dopo esserne stato presidente generale e in cui lavora come responsabile del personale Francesco Facci, ossia uno di coloro che compaiono fra i dirigenti della cooperativa Cipres.

L'occupazione della torre da giovedì pomeriggio è proseguita fino a sabato 22 marzo nonostante il peggioramento delle condizioni meteorologiche. Ci sono state varie reazioni alla scalata: un iniziale interessamento di tutte le testate giornalistiche locali, che venerdì mattina hanno pubblicato qualcosa al riguardo (comprese le infingarde dichiarazioni del presidente Cagol) e anche del telegiornale regionale Veneto della Rai che ha realizzato un bel servizio trasmesso durante il tg notturno (00.25), ma il giorno dopo le pressioni di curia, istituzioni locali e il “buon senso” dei direttori delle testate giornalistiche hanno eliminato ogni traccia di questa lotta da notiziari e carta stampata. Però, nel frattempo, arrivano le notizie di subbuglio nelle sedi veneziane della regione, forze politiche che non sanno più come muoversi dopo tanti scaricabarili e tante promesse non mantenute.

Ben altro è invece ciò che si muove sotto la torre: oltre alla compattezza delle lavoratrici che si rafforza ogni giorno nella lotta, tanti gli abitanti e lavoratori delle zone limitrofe (Este, Monselice ...) che si sono mossi per portare solidarietà con un contributo per la cassa di solidarietà, con una firma di sostegno, parlando della vertenza e anche solo suonando il clacson dalla vicina statale 10.
Le lavoratrici in questi mesi di mobilitazione hanno stretto relazioni con i lavoratori in lotta in altre parti della provincia veneta, dall'Electrolux di Susegana all'Artoni di Padova. La solidarietà e l'attenzione è stata ricambiata anche in questi giorni: giovedì infatti erano presenti alcuni lavoratori e RSU dell'Electrolux che da 50 giorni portano avanti il loro presidio che le donne del Santa Tecla hanno visitato alcune settimane fa. I lavoratori Electrolux hanno lanciato la proposta di costruire un coordinamento dei presidi di lotta in Veneto per dare voce e forza a tutti e si sono spesi in prima persona per dare visibilità alla vertenza di Este; inoltre ha portato solidarietà e un contributo per la cassa di resistenza anche un rappresentate di ADL Cobas che ha sostenuto la lotta dei facchini del magazzino Artoni dell'interporto di Padova che dopo settanta giorni di presidio si è da poco conclusa con un esito positivo per i lavoratori.

Questa vertenza e soprattutto la determinazione delle lavoratrici, dei parenti, degli amici e dei rappresentanti dell'Unione Sindacale di Base sta aggregando attorno a sé la solidarietà di molti altri lavoratori e lavoratrici che credono nella necessità di collegare le lotte e mostrare le comuni condizioni di ricatto e sfruttamento, nonché le comuni possibilità di emancipazione, che le leggi del capitale mascherano sotto le forme di mille differenze salariali, contrattuali, di origine geografica, di lingua, di genere e di età: come clash city workers non possiamo che volere fortemente (poiché vediamo in questo l'unico modo per contrapporre all'attacco dall'alto, e trasversalmente, una resistenza e una forza che dal basso lo respinga), una ricomposizione che vada sempre più nella direzione che queste lavoratrici e lavoratori stanno portando avanti nella concretezza delle lotte; perciò, continueremo in questi giorni a seguire e tenervi aggiornati sulla vicenda!

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