Precari della scuola in lotta anche a Milano

In concomitanza con la manifestazione organizzata dai sindacati di base a Roma, il 14 e 15 luglio la lotta dei precari della scuola è arrivata anche a Milano e ha prodotto un primo presidio tenutosi sotto la sede della regione, il grattacielo Pirelli.

Le ragioni che hanno spinto alla mobilitazioni sono le stesse che stanno muovendo centinaia di docenti a livello nazionale: il futuro DDL 36.
Per capire di cosa si tratti basta guardare a chi se ne fa promotore: il ministro Giannini, l’ex sindaco di Piacenza fedelissimo renziano e il MIUR. Il PD segna la continuità con i governi precedenti proponendo:

- Aumento dell’orario di lavoro degli insegnanti di ruolo a 36 ore settimanali a parità di stipendio
- Apertura serale ed estiva degli istituti senza l’aumento di personale
- Affidamento delle supplenze brevi agli insegnanti di ruolo
- Conseguente taglio delle graduatorie per i precari
- Riduzione della scuola media superiore a 4 anni
- Retribuzione-premio per chi svolge attività di coordinamento o progetti specifici su indicazione del Dirigente Scolastico, incrementando una logica aziendale e clientelare dell’istruzione pubblica

Come sempre la riforma attacca tutti i soggetti che lavorano e usufruiscono della scuola pubblica. Sono ormai decenni che i vari governi susseguitisi hanno messo mano al portafoglio destinato alla formazione, spesso regalando con l’altra mano fondi e sgravi alle scuole private.
Il taglio del percorso formativo di un anno (senza nemmeno una riforma dei cicli) e l’assenza di un progetto pedagogico rendono palese come i problemi siano, ancora una volta, semplicemente quelli sia di risparmiare e ricavare denaro ridimensionando uno dei servizi sociali fondamentali sia di continuare l’attacco ai lavoratori, a quelli presenti (docenti e personale ausiliario) come a quelli futuri (gli studenti), sulla linea della precarizzazione e del maggior sfruttamento portata avanti dal Jobs Act.

La mobilitazione è appena all’inizio e le vacanze estive nel mezzo saranno probabilmente un utile strumento per accelerare l’iter legislativo senza troppe opposizioni, ma l’obiettivo dev’essere quello di prepararsi a partire in grande stile a settembre, tentando da subito di saldare un fronte tra docenti di ruolo e precari, coinvolgendo anche studenti e genitori.

Le iniziative non possono essere solo testimoniali ma devono puntare ad avere un’incisività tale da costringere il governo a sentire le ragioni dei lavoratori. Se le manifestazioni non sono sufficienti sarà necessario ragionare sul blocco della didattica a inizio anno scolastico come arma più affilata da giocare a nostro favore.

Uniti possiamo tutto, divisi non siamo nulla.

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