[Torino] I precari della Provincia si mobilitano

All’inizio del suo governo Renzi si era autocelebrato come il “rottamatore”, colui che avrebbe mandato in pensione la casta, che avrebbe tagliato i costi della politica: per questo una delle prime azioni intraprese dal suo governo è stata l'abolizione delle Province.

La riforma, il cosiddetto ddl Delrio, diventato legge nell'aprile 2014, prevedeva per inizio 2015 la scomparsa delle Province e la creazione di 10 città metropolitane, più altre nelle regioni a statuto speciale. Anche la Provincia di Torino si appresta così a scomparire, sostituita parzialmente dalla nuova città metropolitana amministrata da Fassino, già sindaco di Torino.

Secondo uno studio della CGIA Mestre la scomparsa delle province dovrebbe consentire un risparmio di appena 510 milioni di euro, ma causerà anche 20000 esuberi, oltre a creare problemi ai cittadini che usufruivano dei servizi pubblici erogati dall’ente. Come sempre quando si parla di taglio della spesa pubblica a pagarne le vere conseguenze non sono mai i dirigenti strapagati, che si ricollocano assai facilmente, ma sono sempre i lavoratori. Così a Torino mentre l'ex-vicepresidente Avetta si riposiziona nel consiglio della nuova città metropolitana, restano a casa 22 precari, con alle spalle 10 e più anni di servizio. Oltre a loro altri 80 dipendenti dell'azienda Lucentezza, ditta in appalto che si occupa del servizio di portierato e pulizie, rischiano il taglio a partire dal mese di marzo, nonostante il contratto sia in scadenza a dicembre 2015. La Città Metropolitana di Torino nasce lasciando a casa più di 100 persone che vi lavorano da anni con diverse professionalità, ma indiscutibile dedizione e passione.

Ma il problema rischia di diventare assai più grave perché ad attendere un responso in termini di proroga contrattuale ci sono per la nuova Città Metropolitana di Torino circa 1600 dipendenti: di questi 510 rischiano di rimanere senza impiego. I tweet ottimisti del ministro della PA Madia, che già mesi fa rassicurava i dipendenti pubblici sul loro futuro, sono rimasti sul web. La realtà di gennaio è stata assai meno tranquillizzante per alcuni ex-dipendenti che, nonostante il contratto scaduto, hanno ricevuto una busta paga a ZERO euro, come ci racconta Gian Luca, uno dei precari torinesi che si stanno mobilitando.
Fassino, fedele scudiero renziano, ha dichiarato più volte di volersi impegnare a fondo per la soluzione del “problema”, inaugurando una sequela di promesse mai mantenute. Nella conferenza stampa del 9 gennaio, il sindaco aveva infatti affermato che “nell'arco di poche ore la situazione si sarebbe sbloccata con la proroga di tutti i contratti”. Oggi, ad oltre un mese di distanza, nulla è cambiato e il primo cittadino sta sostanzialmente ignorando la questione.
Come ci raccontano alcuni dei precari in presidio, “Non è il lavoro a mancare. Quello c’è e, anzi, servirebbero nuove assunzioni per poter garantire un servizio pubblico minimamente degno di questo nome.” Ma il Patto di Stabilità del governo Renzi taglia fondi alle strutture pubbliche sottraendo servizi quali formazione professionale, agricoltura, trasporti e privando di risorse finanziarie l’edilizia scolastica. Per trovare una giustificazione a questi tagli ed alle privatizzazioni che inevitabilmente ne sono la conseguenza, si tenta di addossare la colpa ai dipendenti pubblici fannulloni (esemplare la vicenda dei vigili romani), mentre già ora si vedono i primi risultati di questa politica: centinaia di faldoni accumulati che aspettano qualcuno che li lavori. Qualcuno che li ha lavorati per 10 anni e ora rischia di rimanere a casa.
E fa sorridere che proprio in questi giorni Renzi si sia autodefinito lo Tsipras italiano: là si vogliono riassumere i dipendenti pubblici, qui si continua con gli esuberi e i tagli che oltre a lasciare centinaia di famiglie senza reddito, diminuiscono l'offerta di servizi pubblici, causando disagi almeno a chi non può permettersi i costosi servizi privati.

In questo scenario in tutta Italia i precari rimasti senza contratto si sono organizzati per difendere il proprio lavoro.  A Torino i 22 precari, sostenuti anche da diversi colleghi a tempo indeterminato, sono in mobilitazione fin da metà dicembre: prima 3 giorni di presidio continuato in camper davanti al Comune, poi dal 13 gennaio un presidio permanente costruito nella sede della ex-provincia di Corso Inghilterra. Il presidio cerca di tenere alta l’attenzione, con manifestazioni quasi quotidiane: dopo lo sciopero della fame di tre lavoratori in staffetta coi colleghi di Firenze, sabato si sono recati alla Gam in occasione della visita del ministro del Lavoro Giuliano Poletti, il 18 febbraio saranno al Politecnico per contestare la presenza di Renzi all'inaugurazione dell'anno accademico.

Dovevano essere tagliati i costi della politica, vengono tagliati i lavoratori atipici, i più deboli. Ma se non ci sarà un'opposizione forte e coesa di tutti i lavoratori, presto toccherà anche agli strutturati: per questo a Torino i precari hanno da subito trovato la solidarietà di molti lavoratori a tempo indeterminato, per questo la loro mobilitazione andrà avanti nelle prossime settimane per mettere pressione al sindaco Fassino ed al governo Renzi.

Per sostenere la lotta dei lavoratori dell'ex-provincia passa al presidio di Corso Inghilterra o segui la pagina FB .

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