Mappatura (parziale e non esaustiva) delle vertenze in corso sul territorio campano

Alenia
Dopo la chiusura dello stabilimento di Casoria nel 2011, si prospetta la cessione di quello di Capodichino alla ATITECH di Lettieri, che vorrebbe, almeno stando alle dichiarazioni, costituire il polo unico delle revisioni e delle manutenzioni dell’aeronautica. Il futuro di circa 180 lavoratori dell’Alenia è così in bilico. Tempistica: si parla dell’ufficializzazione della cessione il 1 giugno. Dall’annuncio del piano, i lavoratori di Capodichino si sono organizzati per cercare di bloccarlo.

Hanno organizzato incontri, andando a ricercare l’appoggio di politici di qualsiasi schieramento possibile, finanche quel PD che, in quanto forza principale di governo, è di fatto l’azionista dietro FINMECCANICA. Hanno interloquito con Di Maio (5 stelle) e anche con la Meloni (Fratelli d’Italia). C’è stata anche qualche azione di piazza (blocco stradale in Piazza di Vittorio a Capodichino, ad esempio).

Lunedì 11 maggio c’è stata una giornata di sciopero contro la prospettiva della cessione dello stabilimento di Capodichino alla ATITECH di Lettieri. Dopo la chiusura dello stabilimento di Casoria nel 2011 i lavoratori vedono un’ulteriore minaccia alla garanzia occupazionale ed alle condizioni di lavoro. Lo sciopero, unitario solo per la fabbrica di Capodichino, è stato invece indetto dalla sola FIOM per Pomigliano e Nola, gli altri due stabilimenti del gruppo qui nel napoletano.

La giornata di protesta è stata organizzata in vista dell’incontro del 12 maggio tra aziende e sindacati (conclusosi poi, il giorno 13, con la rottura delle trattative). Lo sciopero è riuscito a bloccare la produzione a Nola e Pomigliano, mentre l’adesione a Capodichino è stata alta secondo la FIOM, bassa secondo la UILM. Da segnalare, dal momento che come Camera Popolare del Lavoro siamo stati presenti al picchetto di Nola, che l’atteggiamento dell’azienda e delle forze dell’ordine era di forte tensione, in alcuni casi addirittura di vera provocazione. In più di un momento l’apparenza era quella di forze dell’ordine manovrate direttamente dall’Alenia, affinché ostacolassero gli scioperanti e facessero pressioni sui lavoratori che arrivavano in auto sul posto di lavoro affinché entrassero a lavorare. Nell’ultima settimana ci sono state ulteriori azioni di protesta. 2 ore di sciopero negli stabilimenti e assemblea permanente allo stabilimento di Capodichino.

Lunedì 18 maggio Landini, segretario della FIOM, ha tenuto una breve assemblea ma, a detta dei lavoratori presenti, non ha saputo/voluto dare alcuna indicazione precisa per la lotta.

In sintesi:

Unilever - Algida
Lo stabilimento di Caivano conta circa 800 dipendenti. Nonostante voci discrezionali da parte dei sindacali rivelano che la Unilever abbia fatto registrare un nuovo record di utili nel settore della produzione dei gelati, da circa 2 anni i lavoratori sono in cassa integrazione. A questi numeri va aggiunto la situazione lavorativa di altri 49 lavoratori, inquadrati con contratti a progetti dalla durata di 4 anni, per un totale di 32 mesi effettivi di lavoro, quindi una garanzia occupazionale di 8 mesi l’anno. Una vera manodopera di riserva da sfruttare nei periodi di maggior produzione dell’azienda. Lavoratori “stagionali” nonostante alcuni di loro fossero già stati assunti dall’algida cumulando anche 13 anni di servizio. Questa primavera l'algida non ha chiamato nessuno stagionale, a differenza degli altri anni. L’azienda sta reggendo i livelli produttivi grazie alla riorganizzazione interna. Durante la prima riunione della Camera Popolare del Lavoro, si è deciso insieme ai lavoratori Algida, di organizzare una prima azione di protesta. Sabato 9 maggio il punto vendita Algida della stazione di piazza Garibaldi a Napoli ha dovuto chiudere le porte e bloccare le vendite per più di un’ora, grazie ad un fitto volantinaggio e presidio tenuto intorno allo store.  Questa azione di lotta ha permesso di far uscire la vertenza al di fuori dalla zona industriale di Napoli, in attesa di altre azioni simili, per ora la protesta continua attaccando il marchio algida a livello mediatico, sfruttando, a nostro vantaggio, l’attenzione che l’azienda pone alla cura dell’immagine.

ANM
Alla Anm, ieri 19 maggio, i lavoratori di una delle ditte dell’indotto, impiegati nelle pulizie, cambio olio e acqua, hanno bloccato alcuni dei depositi cittadini, contro il mancato pagamento degli stipendi del mese di aprile. 

Auchan
L’azienda ha deciso circa 1140 licenziamenti in tutta Italia. Circa 320 nella sola Campania. Ad essere toccati praticamente tutti i punti vendita locali. Ciò malgrado qualche settimana fa si sia già proceduto ad alcune procedure di mobilità incentivata (80 tra Pompei e Mugnano), che hanno già ridotto la forza lavoro all’opera. L’azienda dice di dover licenziare perché vittima della concorrenza sleale dei competitor, che non rispetterebbero contrattualistica e violerebbero le norme vigenti. Al contempo, il governo procede con un ulteriore indebolimento dell’Ispettorato del Lavoro (ormai prossimo), il che rende ancor più difficile accertare le condizioni di lavoro che effettivamente si vivono. Sabato 9 maggio c’è stato uno sciopero unitario in tutti gli store del gruppo. L’adesione, nel napoletano, è stata, a detta dei sindacati, buona. A Mugnano hanno anche inscenato un breve corteo nel parcheggio del centro commerciale.

Le posizioni rimangono ancora distanti, anche se la UILTUCS sta vendendo ai lavoratori il fatto che un accordo è dietro l’angolo (senza specificare che tipo di peggioramento ci sarà). Si rimane in attesa del prossimo incontro tra azienda e sindacati previsto per il 22 maggio al MISE di Roma.

Indesit
La multinazionale Whirlpool nel Luglio 2014 ha acquistato il 60% del capitale della concorrente Indesit. Lo scorso 17 Aprile ha presentato in nuovo piano industriale che prevede 1350 esuberi in tutta Italia; chiusura dello stabilimento di ricerca di None (TO), chiusura dello stabilimento di produzione a Carinaro (CE) e trasferimento della produzione da Albacina a Melano. L’azienda dunque, dopo aver eliminato la concorrente Indesit dal mercato, decide di centralizzare la produzione in Italia, ammortizzando i costi. Attualmente nello stabilimento di Carinaro lavorano circa 800 dipendenti, ai quali deve essere aggiunto il numero di operai che lavorano per ditte che offrono servizio esternalizzato all’azienda (circa altri 500 operai). Dal 27 aprile ad oggi, si sono susseguiti infiniti incontri al MISE per ridiscutere il piano presentato dalla Whirlpool. Se da un lato il piano aziendale prevede la chiusura dello stabilimento di Carinaro e None, dall’altro lato, la multinazionale intende invece investire per aumentare la produttività dello stabilimento Whirlpool di Napoli e spingendo per nuove 300 assunzioni nel Varese.

L’11 maggio, come Camera Popolare del Lavoro, siamo scesi in piazza al fianco dei lavoratori e delle lavoratrici di Carinaro, in un corteo che ha attraversato la città. La posta in gioco è alta ed anche la voglia di farsi sentire. Nel frattempo, stiamo cercando di dare spazio anche ai lavoratori dell’indotto che non godono di alcuna visibilità mediatica, pur vivendo una condizione uguale, se non peggiore, a quella dei colleghi della Indesit. Nello specifico abbiamo scritto un articoletto sulla Acroplastica, ditta che occupa 147 operai. Lunedì il segretario Landini ha incontrato più di 500 operai nella mensa della fabbrica di Carinaro, mentre per venerdì 22 le tre sigle sindacali, Cgil – Cisl –Uil hanno annunciato 8 ore di sciopero generale per il territorio casertano

Itron
Il 15 gennaio Itron, azienda che produce misuratori per il consumo di del gas – metano, ha comunicato ai sindacati la decisione di cessare l’attività nella sede di Napoli e ha avviato la procedura di messa in mobilità di tutto il personale. Lo stato di agitazione emerge nonostante l'azienda produca contatori del gas residenziale in tutto il mondo ed è il primo fornitore della Italgas. Lo scorso martedì 5 maggio, alcuni di loro, così come i colleghi della Indesit, sono saliti sul tetto per richiamare l’attenzione anche sulla loro vertenza. Il 14 maggio data di scadenza della messa in mobilità, i 46 lavoratori della Itron sono riusciti ad evitare il licenziamento spingendo la regione a ricorre alla cassa in deroga straordinaria, ed intanto la possibilità che subentri una nuova azienda acquirente sembra essere sempre più reale.

MediaWorld
L’annunciata chiusura di 7 punti vendita in tutti Italia prevede il licenziamento di circa 300 lavoratori, 100 solo in Campania, divisi fra lo store di Napoli – via Arenaccia- e quello di Nola – Vulcano Buono. L’azienda prevede un potenziamento del commercio online con un taglio ai costi dei punti vendita, cosa che naturalmente si ripercuote sui lavoratori. Se per gli altri 5 punti vendita è stata promessa la riassunzione dei lavoratori in nuovi negozi, secondo condizioni contrattuali previste dal Jobs Act, per i due punti vendita campani non c’è neanche questa possibilità e il licenziamento definitivo è al momento fuori discussione da parte dell’azienda. Dopo una prima assemblea tenutasi fra i lavoratori di Nola lo scorso 27 aprile la situazione è in apparente stallo.

All’incontro di Bologna tra azienda (la MEDIAMARKET, di proprietà della tedesca METRO) e i sindacati del 7 maggio si è profilata l’ipotesi di un salvataggio dei posti di lavoro tramite il ricorso ai contratti di solidarietà. È stata al contempo confermata la chiusura dei 7 punti vendita (di cui due in Campania, a via Arenaccia e presso il centro commerciale VULCANO BUONO). Al centronord l’azienda ha riferito di voler procedere a nuove aperture, ma non in Campania. Tuttavia, i lavoratori campani dovrebbero essere ricollocati presso i punti vendita che rimarranno aperti. Si tratta di 150 esuberi per la sola Campania. Il prossimo incontro azienda-⁠sindacati è previsto per il 26 maggio.

FIAT Vertenza sui licenziamenti politici
La settimana scorsa è stata caratterizzata dall’azione di protesta di Mimmo Mignano, licenziato politico della FIAT, che dal 10 maggio è salito su una gru a Piazza Municipio dove è rimasto per giorni per segnalare la situazione che lui ed altri 4 operai continuano a vivere. Sabato mattina, 16 maggio, quando il corteo contro il governo Renzi è arrivato ai piedi della gru, è finalmente sceso e si è riunito a tutte e tutti noi. Il 21 maggio ci sarà presso il Tribunale di Nola l’udienza relativa al licenziamento di questi 5 operai, cui la FIAT imputa l’organizzazione della messinscena del funerale di Marchionne, iniziativa che aveva l’obiettivo di denunciare la condizione dei lavoratori FIAT, molti dei quali in cassintegrazione o spostati in reparti o stabilimenti dove di fatto si rimane inattivi (vedi polo logistico di Nola), ed i suicidi di operai ed operaie dell’azienda.

FIREMA
Venerdì 8 maggio si è tenuto un incontro al MISE in cui si è parlato della proposta della Blutec (azienda piemontese) e della Cometav (di Torre Annunziata) e della Miri (di Napoli) di acquistare, con la costituzione di una New.co (con la Blutec al 70%), la FIREMA, azienda che produce carrozze ferroviarie, con stabilimenti a Caserta, Milano, Tito (Potenza) e Spello (Perugia), in amministrazione straordinaria dall’agosto 2010. Il piano prevede l’assorbimento nella new.co di 403 lavoratori sui 522 al momento in forza alla FIREMA. I sindacati si sono dichiarati contrari. Il 21 maggio, sempre al MISE, la Blutec e le consociate dovrebbero presentare un nuovo piano industriale, migliorativo. Intanto la Regione Campania è in ritardo coi pagamenti per i treni già consegnati a Sepsa e Metrocampania (si parla di almeno 13 milioni di €).

Ansaldo Breda e Ansaldo STS
La novità sta nella cessione delle due società alla giapponese Hitachi. Il nuovo acquirente non ha ancora reso pubblico un piano industriale per i prossimi anni. Di certo, solo il fatto che lo stabilimento di Palermo non sarà acquisito e si parla di una possibile cessione a RFI. La FIOM in fabbrica ufficialmente dice di non essere stata messa al corrente di nulla di preciso, per cui la questione si presenta confusa.

Bagnolifutura
Il 28 maggio terminerà la cassa di integrazione per 48 dipendenti della Bagnolifutura. Della vicenda si sta interessando il Comune di Napoli, che chiede al Governo una proroga degli ammortizzatori sociali. I lavoratori, però, chiedono una soluzione definitiva della vertenza e la ricollocazione. Al momento solo 5 addetti hanno trovato una nuova sistemazione, tutti presso l’Asia Edenlandia: La riapertura del parco giochi di Fuorigrotta, prevista per il 1 giugno slitterà di almeno un altro anno. Questa l’ultima dichiarazione tenuta dalla New Edenlandia Srl. Inoltre il 31 maggio finiranno gli ammortizzatori sociali e non sono previste forme di sostentamento per i 54 dipendenti, i quali verranno licenziati, facendo saltare gli accordi presi con la regione per la riapertura del parco.

CAMERA POPOLARE DEL LAVORO DI NAPOLI
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