[Monselice – PD] Cassa di resistenza alla NEK occupata

Per oltre 100 famiglie del padovano le festività appena trascorse non sono state affatto liete: i più di 100 dipendenti della NEK di Monselice, infatti, sono ancora lontani dalla soluzione di una vicenda che da un mese non fa che aggravarsi. Cos’è successo?

La storia inizia ai primi di dicembre, quando i lavoratori e le lavoratrici (o meglio, i soci-dipendenti della cooperativa LIBERA) addetti allo smaltimento della plastica nello stabilimento di Monselice, ricevono la busta paga dove mancano 80 euro, corrispondenti alla voce dei buoni-pasto. Si tratta di un taglio che i padroni giustificano come necessario per far fronte allo “stato di crisi” proclamato già dalla primavera, ma che in realtà è l’ennesimo attacco alla condizione di queste lavoratrici e lavoratori:

La risposta dei lavoratori – e del sindacato ADLcobas – è immediata: dal giorno successivo è proclamato lo sciopero ad oltranza, che prosegue in un clima di tensione sempre crescente dovuti ad alcuni atti gravissimi: prima il danneggiamento di alcuni macchinari, da parte di ignoti, per impedire la ripresa delle attività lavorative, e poi la denuncia ed il licenziamento di 24 lavoratrici, accusate di aver impedito l’accesso del presidente della cooperativa alle strutture. La comunicazione è avvenuta il 22 dicembre, ad un incontro con l’azienda presso il comune di Monselice in cui pareva si dovesse discutere del futuro dell’impianto. Il licenziamento è completamente ingiustificato, ed ha portato, come risposta, all’occupazione del cantiere di lavoro da parte delle 24 lavoratrici.

Lì hanno trascorso il periodo delle festività natalizie, festeggiando salde nella loro posizione nonostante la condanna dell'occupazione da parte dei sindacati confederali, i quali sono giunti al punto di convocare un “contro-presidio” per la giornata di ieri, sabato 2 gennaio, al fine di sostenere la parte di quelle lavoratrici e quei lavoratori che non sono stati licenziati e che temono ripercussioni nei propri confronti se l'occupazione continuerà. La risposta a chi crede che la soluzione stia nell'imboccare la scivolosa strada delle contrapposizioni tra lavoratori è stata un'assemblea pubblica aperta a tutte e tutti, nella convinzione che saranno unità e solidarietà a portare la revoca dei licenziamenti ingiusti e a condurre ad un esito positivo la lotta di tutti i soci-dipendenti della cooperativa Libera contro gli attacchi al salario e alle condizioni di lavoro.

La cosa importante è che la lotta e il presidio/occupazione stanno continuando, grazie anche al sostegno portato dalle numerose persone passate a trovare le lavoratrici, e che è stata creata una cassa di resistenza per aiutare i lavoratori e le lavoratrici della NEK a far fronte a questo periodo di lotta. Questo il codice IBAN a cui fare riferimento: – causale: cassa resistenza monselice (qui trovate maggiori informazioni ).

In questo periodo di forti attacchi in ogni settore e ad ogni livello alle condizioni di lavoro, che abbiamo analizzato proprio nelle ultime settimane parlando dei rinnovo dei contratti nazionali per varie categorie, alle lavoratrici ed ai lavoratori della cooperativa Libera/stabilimento NEK di Monselice va tutta il nostro sostegno!


Di seguito riportiamo la storia degli ultimi anni nel cantiere come è stata riassunta dalle lavoratrici e da ADL cobas.

NEK S.R.L / LIBERA SOC. COOP.: UN PO’ DI STORIA…

Dopo il subentro della cooperativa LIBERA, avvenuto in novembre 2011, non sono mancati momenti di attrito sulla gestione del personale, della cassa integrazione, delle retribuzioni, dell’orario di lavoro, mettendo continuamente in una condizione di estrema incertezza il destino di circa 100 famiglie. Situazioni spesso gestite in maniera discriminatoria nei confronti di coloro che si erano maggiormente esposti nelle battaglie sindacali condotte fino a quel momento.

Ed è in maniera discriminatoria che in maggio 2012 la cooperativa Libera avvia la procedura di mobilità per 39 persone in “esubero”.

Dopo un lunga vertenza e per salvare 60 posti di lavoro, durante la quale le lavoratrici e i lavoratori hanno dovuto incrociare le braccia a più riprese (strappando un maggiore incentivo all’esodo, la cassa d’integrazione di 6 mesi , la mobilità in deroga per 8 mesi), la cooperativa LIBERA procede con la messa in mobilità di 39 persone.

Per quanto riguarda l’impianto, che venne acquistato dalla NEK, dalla precedente azienda fallita, con un investimento di 4 milioni di euro per l’ammodernamento degli impianti, poi scesi a 3 milioni di euro, a tutt’oggi i lavori non sono ancora stati conclusi.

Per tutto il 2013 e quasi tutto il 2014 le lavoratrici ed i lavoratori hanno attraversato periodi di pesante discontinuità lavorativa e di cassa integrazione in cui la Libera gestiva il personale proveniente anche da altri cantieri.

Nel frattempo, la cooperativa Libera continuava chiedere soldi ai soci attraverso l’incremento della quota associativa, passata da 3000 a 5000 euro tra il 2013 e il 2014. In luglio 2014 viene azzerata la quota residua per tutti, ma vengono fatti ripartire i versamenti delle quote associative per un totale di 3000 euro.

In tutto questo periodo e fino ad oggi, inoltre sono numerose le segnalazioni fatte alla LIBERA per grosse irregolarità nelle buste paga relativamente agli assegni familiari ed altri istituti contrattuali come la tredicesima e la quattordicesima, con il mancato pagamento di cifre importanti (si arriva anche a 350/400 euro in meno).

Una gestione “banditesca” delle quote associative e delle retribuzioni come pure del personale: a distanza di due anni della messa in mobilità, la cooperativa ha iniziato ad appoggiarsi a una cooperativa esterna (SAHARA), con l’impiego di circa venti persone con paghe da fame (come hanno confermato i lavoratori stessi), con il chiaro intento di tagliare sul costo della manodopera .

Per non parlare di gravi carenze nell’ambito della sicurezza sul lavoro e atteggiamenti pesanti (offese e percosse), subiti dalle lavoratrici in particolare, da parte di una figura con ruolo di capoturno.

In queste già pesanti condizioni di lavoro, viene introdotta la sospensione dei buoni pasti e dell’aumento contrattuale, che doveva scattare al 1° ottobre 2015, ma che le lavoratrici ed i lavoratori si sono visti decurtare dalla busta di ottobre, ricevuta qualche giorno fa.

LE LAVORATRICI ED I LAVORATORI SONO STANCHI DI SUBIRE! CHIEDONO REDDITO, DIGNITÀ E L’INTERVENTO DELLE ISTITUZIONI CONTRO LE FURBERIE DELLA COOP LIBERA

Monselice, 14 dicembre 2015 ADL COBAS

Rete Camere Popolari del Lavoro