[Napoli] Lettera dei lavoratori Almaviva dopo la vittoria del NO al referendum

Oggi è stato l’ultimo giorno di votazioni nelle varie sedi Almaviva.

Lo scorso fine settimana, per noi, è iniziato col fiato sospeso, con il timore che i “Sì” potessero prevalere, e che si dovesse ingoiare un accordo decisamente difficile da mandare giù. Diciamocelo: avevamo forse troppa poca fiducia in noi stessi, nei nostri colleghi. Eravamo rimasti scottati in passato e avevamo paura che potesse capitare di nuovo…

Man mano che passavano le ore, i giorni, arrivavano notizie ufficiose. Contattavamo i colleghi, prima quelli di Roma, quelli che avevano aperto le danze del voto, poi quelli di Palermo, di Rende e così via. Ci dicevano che nelle assemblee la tensione era stata palpabile, che c’erano stati scontri verbali anche molto duri. E puntualmente la telefonata terminava con una bella iniezione di fiducia: i NO sarebbero prevalsi nettamente, la rabbia dei lavoratori e delle lavoratrici non avrebbe fatto nessuno sconto a Tripi, non si sarebbe ceduto alla paura, non questa volta, questo era emerso dall’assemblea.

Giungevano i primi numeri, si parlava di un plebiscito a Roma. Eravamo in dubbio se pubblicare subito i risultati, volevamo essere certi, non volevamo infondere false speranze che si sarebbero forse tramutate in una brutta doccia fredda. E via di telefono, a tempestare i colleghi, chiedergli di nuovo: “ma sei sicuro? Davvero tutti questi NO?”. Ma non rimanevamo semplicemente in trepidante attesa. Ci siamo dati da fare. In una situazione di confusione massima, in cui non si capiva bene nulla – nemmeno il quesito sul quale ci saremmo dovuti esprimere!, abbiamo deciso di prendere parola, di dare voce alle nostre ragioni, alle motivazioni del nostro determinatissimo NO. E allora si parte coi volantinaggi: da sabato in poi siamo stati presenti insieme a tanti altri colleghi ai cancelli di Via Brin per parlare con tutte e tutti, per confrontarci, capire e dire la nostra. Poi, quando entravamo in cuffia, la mente e il cuore si lanciavano già oltre quelle ore di lavoro. C’era uno striscione da attaccare da qualche parte, un intervento da realizzare da un palco davanti a centinaia di persone, una registrazione alla radio, il tutto per far sapere alla città che noi, lavoratori e lavoratrici Almaviva, non ci arrendevamo.

Vite sospese per qualche giorno, come se già non lo fossero state da quel maledetto 21 marzo, quando Tripi ci aveva gettati in un abisso. Ma ogni minuto, ogni ora rubata agli affetti, al riposo, sono servite. Ora i risultati ufficiali si rincorrono. A Roma i NO stravincono, a Palermo addirittura si fa meglio: i NO sono al 95%! Milano poi, ci restituisce un segnale stupendo: anche i colleghi non colpiti dalla scure dei licenziamenti hanno deciso di votare NO, perché sono solidali, perché capiscono che loro saranno i prossimi, perché se toccano uno toccano tutti. A dire il vero le ragioni di quel NO milanese non le abbiamo chiarissime, non abbiamo sentito tutti i 206 che si sono espressi in questo modo nelle urne. Ma per ora a loro va il nostro grazie, che si somma a quello che dobbiamo ai 20 NO usciti da Rende, finora l’unica sede in cui il “Sì” ha vinto. Lì, evidentemente, la paura ha vinto, si è creduto che il proprio posto di lavoro è più al sicuro se si accettano le condizioni proposte dall’azienda. Nessun odio, nessun risentimento nei loro confronti. Sappiamo bene che dovremo interloquire anche con loro, fare in modo che si sommino alla nostra causa, perché ancora non è finita.
E stasera è toccato a noi, da stasera sono ufficiali anche i dati di Napoli, che vanno ad allinearsi perfettamente agli umori dei lavoratori di Palermo e Roma, e questo sta a significare che non esistono divisioni territoriali, non ci sono barriere tra i lavoratori, nonostante fosse priorità dell'azienda metterci gli uni contro gli altri, ma anche stavolta abbiamo dimostrato che noi non siamo Almaviva, ma che Almaviva siamo noi, noi lavoratori.

Siamo orgogliosi del risultato ottenuto, ma non è ancora tempo di festeggiare.
Anzi, da ora iniziano 30 giorni di fuoco, 30 giorni in cui ci giochiamo il nostro futuro. Dobbiamo mettere in campo tutta la forza di queste migliaia di NO, atti individuali e allo stesso tempo collettivi, di dignità, coraggio, determinazione. Ora dobbiamo fare un passo avanti. Non possiamo adagiarci. È ancora il momento di lottare, di presidiare, volantinare, scioperare. Se i dirigenti di Almaviva hanno le orecchie dure, dovremo fare così tanto rumore da farci comunque sentire.
La vittoria del NO ci dice che, se vogliamo, siamo forti. Ora bisogna volerlo. Dimostrare e dimostrarci che siamo all’altezza. Insieme possiamo strappare tutto ciò che nelle chiacchiere di queste settimane, tra lacrime e sorrisi, ci siamo detti gli uni con gli altri: vogliamo salvare i nostri posti di lavoro, il nostro presente ed il nostro futuro. Ma, col ricatto occupazionale, non possono calpestare la nostra dignità. Non glielo permetteremo: MAI!

Rete Camere Popolari del Lavoro