Incontro autoconvocato dei lavoratori del recapito di Poste italiane

Dopo proteste a macchia di leopardo su tutto il territorio nazionale, i lavoratori del recapito di Poste Italiane, provano ad organizzarsi unitariamente contro il Piano del "recapito a giorni alterni" che provocherà esuberi ed enormi disagi alla popolazione (colpendo il diritto universale al recapito).
L'incontro autoconvocato si terrà Sabato 11 giugno a Firenze, in Piazza della Libertà 12, Parterre.

 

Abbiamo intervistato uno dei lavoratori protagonisti dell'incontro nazionale e avviato una riflessione per capire qual'è la posta in gioco e quali i possibili sviluppi della vertenza.

 

Cos'è il Piano di recapito "a giorni alterni"?

Ricevere la posta a casa dovrebbe essere un diritto universale che lo Stato dovrebbe garantire, anche aldilà dei costi e dell'anti-economicità di erogazione. Tuttavia, parallelamente al processo di privatizzazione di Poste Italiane, il legislatore ed in particolare il Governo Renzi ha "svuotato" il concetto di "universalità", prevedendo la possibilità di effettuare la consegna a giorni alterni. Infatti, con la Legge di Stabilità del 2015, il Governo Renzi ha ampliato la quota di popolazione che potrà essere interessata dal Piano di consegna ad intermittenza : passando da un ottavo ad un quarto dei residenti su tutto il territorio nazionale (art.3, comma 7 del DL 261/99).

Il Piano varato nell’autunno del 2015, ha già causato molte proteste sia da parte dei lavoratori che della popolazione, proprio a causa dell’ingorgo di posta accumulata (..si parla di quintali di posta in giacenza). 

Qual'è la strategia aziendale di Poste Italiane?
Osservando il comportamento di Poste Italiane emerge, in modo sempre più chiaro, che ci sia un vero e proprio “disinteressamento” del servizio, evidentemente poco remunerativo, del recapito. Infatti, da un lato, l’azienda punta a risparmiare, avviando il piano di consegna a giorni alterni, dall’altro ha cominciato, in virtù del “libero mercato”, a perdere appalti importanti, a favore della concorrente Nexive (come nel caso delle Agenzie delle Entrate), privilegiando il settore bancario e assicurativo

Intanto, sul fronte interno, a tambur battente comprime i diritti sia dei propri dipendenti diretti che da anni vivono un peggioramento delle condizioni di lavoro (aumento dei ritmi, dei carichi di lavoro, della flessibilità operativa, dei provvedimenti disciplinarli), sia quelli dei lavoratori in appalto, continuamente sotto ricatto (come nel recente caso della Gepin per l'assistenza telefonica).


..E la risposta dei lavoratori?
Nonostante Cgil e Cisl abbiano, a livello nazionale, sottoscritto l’accordo per l’attuazione del Piano di recapito a giorni alterni, in molte realtà i disagi sono stati tali da far “saltare il tappo”. È quanto avvenuto, per fare alcuni esempi, a Bergamo e in tutto il Veneto con lo sciopero prolungato degli straordinari, in Lombardia con una giornata di sciopero  e a Prato con presidio di protesta. 

L’incontro autoconvocato di sabato 11 giugno 2016, rappresenta un primo tentativo di superare la frammentazione e la debolezza fin qui espressa per organizzare una risposta determinata! Qui di seguito il volantino:


Per un INCONTRO NAZIONALE AUTOCONVOCATO dei LAVORATORI / TRICI del Recapito


E' sotto gli occhi di tutti quanto di negativo stia avvenendo in seguito all'attuazione, per il momento solo in alcune regioni, del Piano sul recapito (conosciuto come recapito a giorni alterni) portato avanti da Poste Italiane, piano che avrà delle nefaste conseguenze anche nella logistica ed in tutte quelle che sono definite le “lavorazioni interne”. Centinaia e centinaia di esuberi tra gli addetti al recapito; montagne di corrispondenza non consegnata; servizio del recapito sempre più inefficiente verso un'utenza sempre più in balia di uno sfascio senza fine....... Una riorganizzazione che di fatto è una demolizione vera e propria del recapito. Se non stiamo assistendo ad una fase che potremmo definire terminale, poco ci manca. Tutti questi segnali indicano l'assoluta mancanza di volontà dell'azienda nell'investire sul servizio postale, segnali che vanno ad aggiungersi a ciò con cui facciamo i conti da troppo tempo: mezzi scadenti ed inadeguati; aumento dei carichi di lavoro con il conseguente accentuazione dei rischi per la sicurezza; aumento della flessibilità operativa portata a 14 ore, mensili, obbligatorie; si accentua sempre di più lo sfruttamento dei “ctd”; aumento vertiginoso di provvedimenti disciplinari emessi da parte dell'azienda nei confronti di lavoratori “rei” di poco o niente ..... Quello a cui ci troviamo di fronte è un vero e proprio vaso di Pandora che quando si comincia ad aprire avviene un effetto a catena; ma non è un'inattesa piega degli eventi, non è qualcosa che avviene per sfortuna o per casualità. L'azienda, sostenuta dalla classe politica, sta perseguendo una strategia tesa esclusivamente al proprio tornaconto economico. Per quanto ci si possa sforzare, è impossibile accettare un piano come questo, viene da chiedersi quale mente contorta possa aver partorito una cosa del genere. Se credessimo alla buona fede dei dirigenti di Poste sarebbe da chiedergli di riflettere sulle conseguenze che tale piano sta producendo, sul baratro in cui stanno trascinando il recapito. Non possiamo sottacere il comportamento di quelle oo.ss ( da CGIL-CISL-UIL a UGL; CONFSAL ecc..) che di fronte a questo piano aziendale, tengono un comportamento che possiamo definire almeno contraddittorio: infatti prima hanno apposto la propria firma a livello nazionale, in seguito viene “contestato” a livello territoriale. “Contestazione” che, per il momento, ha come rivendicazione la modifica del piano. Comportamento che certamente non è nuovo, ne in Poste ne in altre aziende pubbliche o private. Come spesso accaduto in passato, anche in questo caso Poste Italiane porta avanti i propri piani confidando nel silenzio degli altri protagonisti (lavoratori ed utenti in primis), a Poste piace pensare che ciò di cui non si parla, non esiste. Ma la testardaggine di Poste nel perseguire i propri obiettivi è riscontrabile anche nel non dare rilievo alle decine di articoli che in questi mesi vengono scritti sui giornali. Ebbene sì il silenzio dei lavoratori, l'assenza di un minimo di livello di presa di posizione, è certamente, se non la causa, tra le cause che favoriscono i piani aziendali, al contrario può essere uno dei motivi che può far saltare questo scellerato piano, dire che la categoria dei ptl non è recettiva e non da segni reazione di fronte a quest'ultimo attacco, che non è abituata a mobilitarsi, si dice una cosa oggettiva, vera , ma che non serve più di tanto nel tentativo di cercare di capire cosa possiamo fare. Il malcontento si sta accentuando ma non trova forme adeguate di risposta, non dobbiamo dare per scontato che quanto l'azienda sta attuando non si possa fermare, la convinzione di affrontare un peggioramento delle condizioni di lavoro a cui non si può opporre alcun argine collettivo genera sicuramente rassegnazione ma da questa situazione ne possiamo uscire ad una sola condizione: attraverso il rimettere in gioco il protagonismo degli addetti al recapito. PER QUESTO RITENIAMO NECESSARIO, URGENTE, INDISPENSABILE ed IRRMANDABILE UN INCONTRO NAZIONALE AUTOCONVOCATO DEI LAVORATORI / TRICI DEL RECAPITO in modo tale, che oltre al confronto ed al costruire rapporti, si possano valutare quali strumenti, quali iniziative porre in campo per opporsi al piano di Poste ed allo smantellamento del servizio. SABATO 11 GIUGNO A FIRENZE ALLE ore 10 c/o il PARTERRE in PIAZZA LIBERTÀ 12 SI TERRÀ UN INCONTRO NAZIONALE AUTOCONVOCATO DEI LAVORATORI / TRICI DEL SETTORE RECAPITO

 

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