Almaviva: si accende la lotta. Sede di Palermo occupata e a Roma i lavoratori tolgono le cuffiette

Due sedi da chiudere, 2500 lavoratori che rischiano di esser messi per strada, 400 su cui incombe la scure dei trasferimenti. È il quadro di chi si voglia affacciare alla vicenda di Almaviva in queste ore.

Misure motivate dalla proprietà sulla base di una scarsa profittabilità e dell’atteggiamento di sindacati e governi, che avrebbero mancato agli impegni sottoscritti lo scorso 31 maggio. In particolare, Tripi, amministratore delegato di Almaviva, batte sul controllo individuale a distanza, misura secondo lui necessaria e che, invece, i lavoratori rifiutano con forza, e sulle gare al minimo ribasso.

Chi rischia di soccombere sono migliaia di lavoratori. Assemblee, incontri, flussi infiniti di parole sui social network si sono ripetuti costantemente negli ultimi giorni. Oggi, però, si è accesa improvvisamente la lotta. Gli operatori della sede di Via Marcellini a Palermo (una delle due presenti nel capoluogo siciliano) hanno infatti deciso che la misura era colma hanno così occupato lo stabile, in concomitanza con l’inizio delle 48 ore di sciopero proclamate dai sindacati. Motivo specifico del contendere è il trasferimento a Rende, cittadina nei pressi di Cosenza in cui Almaviva ha un’altra sede, di 154 dipendenti palermitani legati alla commessa Enel. Il trasferimento dovrebbe essere esecutivo dal 24 ottobre. Ma, nel complesso, si tratta di un’operazione che interessa 397 persone. Un piccolo esercito di lavoratori che, chiaramente, hanno più d’una difficoltà a pensare ad un trasferimento a centinaia di chilometri di distanza dalle proprie case, famiglie, affetti. “Tripi l’unico esubero sei tu” – uno degli strisiconi apparsi dai balconi di Via Marcellini.
L’azienda non l’ha presa bene. Con notevole solerzia ha infatti inviato una nota alla stampa definendo “inammissibili forme di protesta che si collocano fuori dalla legalità” e ha minacciato di assumere “ogni opportuna iniziativa a tutela della […] continuità delle attività […]. I lavoratori pare insomma che abbiano toccato nel vivo l’azienda, rendendole difficile garantire il normale svolgimento delle lavorazioni.

Praticamente in contemporanea, poi, a Roma numerosi dipendenti hanno deciso di incrociare le braccia. Per circa 20 minuti hanno deciso di “sloggarsi”, vale a dire di rendersi indisponibili al lavoro. Una forma di protesta “selvaggia”, che mette Almaviva in grande difficoltà, dal momento che non è così nelle condizioni di preventivare spostamenti dei flussi di chiamate.

A Napoli, infine, le azioni dei colleghi delle altre città sono state sulle bocche di tutte e tutti. E c’è già chi promette che non si sarà da meno…

Fonti:
Corriere della Sera 
Live Sicilia 

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