[Torino] Foodora incontra i corrieri ma insiste sul cottimo. La lotta prosegue

Dopo settimane di silenzio e il boicottaggio dell'incontro in Comune a Torino, i manager di Foodora ieri hanno accettato di incontare i corrieri.

Pareva un'apertura ed invece è risultata l'ennesima provocazione: incontro blindato, banditi giornalisti e solidali, ma soprattutto una proposta "prendere o lasciare" che nnìon mette in discussione il cottimo e si rende disponibile unicamente ad un ritocco della paga di 1 euro. Ovviamente l'insistenza sul mantenimento della retribuzione a cottimo cela la chiara volontà da parte dell'azienda di continuare a poter decidere a chi affidare le consegne col grande beneficio di poter premiare chi si comporta "bene" e punire, lasciando senza stipendio, chi si comporta "male".

Di seguito ripubblichiamo il comunicato dei corrieri e vi invitiamo a seguire i prossimi passi della lotta sulla loro pagina Facebook: .

Precisazioni sulla convocazione da parte di foodora di alcuni dei suoi lavoratori il 2 Novembre '16

Avevamo accolto con spirito costruttivo quella che ingenuamente avevamo considerato un’apertura dell’azienda nei confronti dei suoi lavoratori. Pensavamo potesse essere una buona occasione per confrontarsi e discutere delle esigenze e delle difficoltà con cui ogni rider si confronta giornalmente.
Invece quello a cui abbiamo partecipato ieri – mercoledì 2 Novembre – è stato un incontro in cui i vertici di foodora hanno dimostrato per l’ennesima volta la loro indifferenza rispetto alle istanze portate avanti dai suoi lavoratori ormai da quasi un mese.
Foodora, o meglio i suoi amministratori Gianluca Cocco e Matteo Lentini, hanno organizzato un incontro di cui hanno deciso: data, ora e luogo senza tenere minimamente conto delle esigenze organizzative di quanti avrebbero dovuto partecipare. Ma, cosa ancor più grave, hanno imposto tanto gli argomenti da trattare quanto il pubblico a cui rivolgersi.

Solo una parte dei lavoratori è stata infatti convocata all’incontro/siparietto organizzato dalla sturt-up tedesca e tra questi non pochi si sono espressamente rifiutati di partecipare non contenti di un incontro che hanno a priori considerato una farsa. Ahinoi forse avremmo dovuto ascoltarli.
Già all’ingresso, infatti, i presupposti sembravano essere chiari: l’accoglienza è stata gestita da un servizio di sicurezza privato di dubbia provenienza, che al rinfresco che ci saremmo aspettati – foodora è di cibo che si occupa in fondo – ha preferito una perquisizione individuale di ogni lavoratore invitato. L’ambiente blindato ha impedito sia ai giornalisti che ai consulenti legali che seguono solidalmente la nostra mobilitazione la possibilità di prendere parte all’incontro. Insomma trasparenza e cordialità ieri non erano di casa in via Nino Costa. E di certo la “scarsa” presenza di lavoratori, sbandierata dall’azienda, non è dipesa da noi.

Quella che dall’azienda è stata spacciata come un’opportunità di confronto, poi, altro non è stata che una semplice esposizione di dati – i loro dati e da loro elaborati – con la quale hanno evidenziato quelli che – sempre secondo loro – sarebbero i lati positivi della retribuzione a cottimo. Li abbiamo sentiti parlare di incremento della produttività per singolo lavoratore, di moltiplicare gli ordini, ma ciò di cui non abbiamo affatto sentito parlare sono le tutele, la sicurezza e le garanzie per noi lavoratori. Hanno promesso quasi – e ribadiamo quasi – due consegne l’ora, facili guadagni e flessibilità. Se tutto fosse vero e se le loro promesse fossero realizzabili, perché non pagare direttamente su base oraria senza scaricare su noi lavoratori tutto il rischio d’impresa?

I loro dati, i loro studi di settore ed i loro “business models” si scontrano con la nostra esperienza su strada, la nostra sicurezza ed i nostri diritti. Siamo stanchi di promesse disattese ed inglesismi altisonanti. Siamo stanchi di questa estrema precarietà spacciata per flessibilità. Siamo stanchi di questo costante clima intimidatorio e di un perenne stato di ricattabilità; perché i provvedimenti disciplinari ci sono e possiamo provarlo!

Vogliamo un confronto che possa dirsi tale. Vogliamo che le nostre richieste siano seriamente prese in considerazione. Vogliamo dire basta ai dictat di chi promette senza mai mantenere. E ci impegneremo a fondo per averlo, per noi e per quanti vivono la nostra stessa condizione. Quel poco che finora abbiamo ottenuto – l’euro in più per consegna e le convenzioni – è frutto delle rivendicazioni portate avanti, nonostante tutto, con la mobilitazione iniziata l’8 Ottobre. Non sono di certo una gentile ed illuminata concessione di Cocco e Lentini! La protesta quindi continua.

Continua contro il caporalato digitale. Contro lo sfruttamento 2.0 ed un’asfissiante precariatà. Continua contro chi fa impresa sulle spalle dei lavoratori.

Ci aggiorniamo presto.

Deliverance Project continua!

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