Sciopero delle telecomunicazioni. I lavoratori si autorganizzano

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Ieri una grande giornata di lotta quella dei dipendenti TIM di tutta Italia. Migliaia e migliaia di lavoratori in tantissime città: Roma, Napoli, Genova, Milano, Cagliari, Palermo, Ancona e tante altre. Uno sciopero riuscitissimo, con un'adesione stimata per il 70% dei dipendenti.

Perché la rabbia è tanta dopo che l'azienda, due mesi fa, ha disdetto unilateralmente il contratto integrativo per scriverne uno nuovo, portando a: demansionamento fino a 2 livelli contrattuali con relativa riduzione economica; blocco scatti di anzianità; aumento della quota salariale legato alla produttività; controllo a distanza sia sui sistemi di produzione aziendale sia su sistemi informatici con utilizzo promiscuo (Pc, Web, Mail, Sistemi operativi, ecc); aumento effettivo dell’orario di lavoro; erosione in vari punti del salario accessorio; corresponsione di premi salariali legati alla produttività individuale (un cottimo di fatto).

Un fatto gravissimo a cui i migliaia di dipendenti dell'azienda hanno risposto con un grande scatto di orgoglio: consapevoli della gravità dell'attacco, anziché aspettare e accodarsi alle manovre dei sindacati confederali che troppo spesso hanno assecondato i piani aziendali, hanno formato un coordinamento nazionale autonomo per organizzare la risposta. Come scrive uno di loro su La Città Futura, così è nato un “movimento che si è propagato a livello nazionale e di massa soprattutto tra i tecnici (circa 15.000 persone) grazie all’utilizzo dei social. Grazie ai quali le riunioni digitali, la circolazione della informazioni, l’ampia possibilità di partecipazione alla discussione hanno permesso di far crescere la consapevolezza della lotta e che la rabbia non si tramutasse in rassegnazione individuale ma in determinazione collettiva. Oltretutto consentendo una rapida e duttile capacità di ideare, costruire e realizzare iniziative di comunicazione, mobilitazione e sciopero raramente viste prima.”

Ieri è stato sicuramente un momento importante in questa direzione, rafforzata dalle parole d'ordine sul CCNL dell'intera categoria. Una questione, questa, non affrontata dai sindacati confederali ma importantissima, che riguarda non solo i lavoratori TIM, ma tantissimi dipendenti di tante aziende che rischiano di ritrovarsi con problemi analoghi (o già ne hanno, come nel caso di Almaviva) e che infatti si sono aggiunti alla manifestazione, chiamati a raccolta dai sindacati di base.

Una distanza tra la gran massa dei lavoratori e le dirigenze sindacali che a Roma ha avuto poi la sua dimostrazione plastica. Nella capitale i lavoratori del CLAT (Comitato Lavoratori Autoconvocati Telecomunicazioni) hanno convocato una piazza alternativa al solito presidio davanti la prefettura di CGIL, CISL e UIL, in cui sono giunti solo dopo aver sfilato in corteo da Barberini in più di 3000. Lì si sono uniti alle altre centinaia di colleghi e sono intervenuti dal palco aggiungendosi agli interventi dei sindacalisti, mandando così comunque un importante messaggio di unità. Unità che però, sono stati chiari, dev'essere fondata sugli interessi dei lavoratori.

Rete Camere Popolari del Lavoro