[Roma] Gli operai Multiservizi continuano la lotta!

Ripubblichiamo una lettera giuntaci da alcuni lavoratori della Roma Multiservizi organizzati con il sindacato USI. La loro lotta contro i licenziamenti e per l'internalizzazione del servizio continua, così come continuerà il nostro sostegno!

Gli operai della Roma Multiservizi, partecipata di secondo livello con quota maggioritaria detenuta dall’AMA e per il restante da Manutencoop e dalla Veneta, hanno intrapreso dal 2014 una serie di lotte per il mantenimento del posto di lavoro che con la giunta Marino ha visto un’arrogante presa di posizione volta a dismettere la società partecipata in favore delle cooperative, pronte a rilevare gli appalti di pulizie e disinfestazione, manutenzione aree verdi scuole, assistenza negli asili nido, refezione asili nido comunali, trasporto scolastico per normodotati, per alunni e disabili e per trasporto degli alunni di etnia Rom, Sinti, Camminanti, gestiti dalla Roma Multiservizi.

Marino ha tentato di dismettere la partecipata con la indizione di un gara a cinque lotti che prevedeva la spartizione dei servizi offerti dalla RMS a cinque cooperative aderenti al bando con una gara al ribasso, taglio delle ore lavorate e minor salario per ora lavorata dall’operaio. Si parla non di grandi rendite mensili ma di salari che vanno dalle trecento alle ottocento euro mensili erogati ad operai che spesso hanno un contratto a dieci mesi su dodici, e per i due mesi non retribuiti non possono percepire neanche la indennità di disoccupazione, perché risultano avere un contratto a tempo indeterminato. La gara a cinque lotti osteggiata in tutti i modi dai lavoratori, soprattutto grazie alla tutela offerta dall’organizzazione sindacale USI, è stata abbandonata dalla giunta comunale anche perché impugnata da Confartigianato al TAR, il quale con una prima sentenza emessa nel novembre 2016 ha bloccato il bando di gara, rendendo possibile dividere la gara di appalto in più lotti destinati a generare profitto in favore delle cooperative vincitrici. Il tutto a danno dei lavoratori che in gran parte rischieranno di perdere il posto di lavoro o, bene che vada, di accettare una notevole decurtazione salariale dovuta a bandi di fatto al massimo ribasso. 

Decaduto Marino, il Movimento cinque stelle aveva sostenuto gli operai nella loro lotta contro le decisioni prese dalla giunta precedente, specie nella loro richiesta di internalizzazione. In campagna elettorale aveva infatti promesso, per garantirsi i voti dei 4.500 lavoratori e dei loro familiari, che ognuno di loro sarebbe stato internalizzato in Ama e hanno continuato a prometterlo fino all’agosto 2016, con tanto di mozione in Consiglio comunale, votata favorevolmente da tutto il M5S e da tutta l’opposizione. Poi a dicembre hanno ribaltato completamente le loro promesse elettorali, inchinandosi supinamente alla decisione presa dal loro assessore alle partecipate Colomban (un imprenditore veneto con passato leghista), il quale ha dichiarato insostenibile la internalizzazione o la trasformazione della Roma Multiservizi in partecipata al 100% al Comune. Sostenendo che la gara a doppio oggetto era l’unica soluzione fattibile, ma a nostro parere capace di generare ulteriore disoccupazione e di far ricorrere, nuovamente, la Confartigianato al TAR, con la possibilità di dar ragione alle piccole imprese, bloccando questo tipo di gara. Decisione presa, oltretutto, senza tenere in considerazione la legge Madia, che lascerebbe invece ampio spazio alla internalizzazione, in quanto nell’art. 4 si riconoscerebbe l’utilità lavorativa dei servizi pubblici resi dagli operai..

I lavoratori stanno contrastando la spartizione dei servizi del settore scolastico in Global Service, chiedendo con tutte le loro forze e con l’appoggio dell’USI l’internalizzazione, con presidi a piazza del Campidoglio, con manifestazioni, assemblee aperte a tutta la cittadinanza, con una raccolta firme per la petizione popolare in favore della internalizzazione, incontri con la Prefettura e con i consiglieri comunali, con la partecipazione ai tavoli istituzionali; tutte occasioni nelle quali hanno denunciato l’inutilità della proposta dell’assessore alle partecipate di indire la gara a doppio oggetto. Gli operai ricordano che se si attuasse un assorbimento della forza lavoro nel comune di Roma o una trasformazione di società partecipata da secondo a primo livello, come lo sono AMA e ATAC, si salvaguarderebbero i posti di lavoro di 4500 operai e il comune avrebbe un notevole ritorno economico evitando le spese derivanti dal pagamento alle coop per la gestione dei servizi.

La Giunta Raggi è pronta a dare il via libera ai 4.500 esuberi dei lavoratori della Roma Multiservizi (sia pure con clausole di salvaguardia) dando la colpa alle decisioni prese dal TAR, alla legge Madia, alle passate amministrazioni, insomma, come sono ormai abituati a fare fin dal giorno del loro insediamento, scaricando su qualcuno la loro incapacità a governare. Colomban, di fatto, ha affermato nei vari tavoli con le rappresentanze sindacali che i lavoratori della Roma Multiservizi potrebbero essere salvati solo da una gara a doppio oggetto, che però apre alla possibilità di un lauto profitto alle piccole imprese che vinceranno la gara di appalto. Si rischia infatti che la decisione presa dalla giunta comunale possa dividere i servizi offerti fino ad ora dalla Multiservizi in 15 lotti, dando la colpa di tale scelta al Tar. Peccato, però, che il Tar abbia soltanto bocciato il tipo di gara da Roma Capitale e non ha competenza nel garantire i livelli occupazionali, nè di indicare al Comune come gestire il bando o come evitare il licenziamento di migliaia di operai. Tale scelta spetta alla giunta comunale, sentito il Consiglio (e ricordiamo che la commissione ambiente si era ad ottobre espressa favorevolmente per l’internalizzazione). La sindaca Raggi deve sapere che non resteremo con le mani in mano di fronte ai licenziamenti (qualunque sia il loro numero) di persone che guadagnano dalle 300 alle 800 euro al mese e al peggioramento dell’offerta di servizi a bambini e disabili, nei giardini comunali e nelle mense scolastiche.

Rete Camere Popolari del Lavoro