[Milano] Primo maggio contro lo sfruttamento

Il corteo del 1 maggio è stato aperto dai raiders, i corrieri delle consegne a domicilio, che hanno chiamato a raccolta tutti i colleghi invitandoli a sloggarsi per un giorno. Il sindacato sociale Deliverance Milano insieme all'assemblea dei lavoratori Deliveroo Strike Raiders ha infatti diffuso, nelle scorse settimane, un vademecum per lo sciopero a misura di lavoratore delle piattaforme.

Disconnettersi dall’app per 24 ore è solo uno dei possibili modi per partecipare a questa giornata di lotta insieme agli altri lavoratori. Quello dei fattorini viene definito dai manager delle aziende delle consegne come un “lavoretto” o addirittura un passatempo per i giovani pur di negargli qualsiasi forma di tutela. Attraversando il corteo insieme a loro, però, non incontriamo solo ragazzi, ma tante persone adulte costrette a salire in bici per sbarcare il lunario dopo aver perso il proprio posto di lavoro. Per capire di più di come funziona il mondo dei lavoratori della gig economy, che sempre di più si delinea come la nuova frontiera dello sfruttamento, abbiamo fatto qualche domanda ad una lavoratrice di Deliveroo (non pubblichiamo il nome per evitare eventuali ritorsioni che, purtroppo, sono all'ordine del giorno).

  

Quando hai iniziato a lavorare per Deliveroo e quanto ti pagano?

Ho iniziato a lavorare a settembre 2017 per Deliveroo per una paga di 6,40 euro all’ora, ma sono tra le “fortunate”, perché adesso vogliono togliere il pagamento orario e introdurre il cottimo. Questo vuol dire che i nuovi arrivati verranno pagati a consegna e che per tutto il tempo passato in strada ad aspettare nuovi ordini non avranno diritto a nessun compenso. Peccato che nel frattempo oltre a rimanere a disposizione dell’azienda gli garantiscano anche un bel guadagno in termini di pubblicità grazie alla pettorina che siamo tutti obbligati ad indossare”.

 

Ad aprile il Tribunale di Torino ha respinto il ricorso di sei riders di Foodora che chiedevano il riconoscimento dello status di lavoratore dipendente, ribadendo che i fattorini sono invece da considerarsi lavoratori autonomi. Come si riflette questa decisione sui vostri diritti e sulle vostre condizioni di lavoro?

In quanto lavoratori autonomi non abbiamo nessun diritto, se facciamo le consegne veniamo pagati altrimenti non ci spetta niente. Non abbiamo diritto a malattie né ferie pagate, tutti diritti per cui invece continueremo a lottare perché un fattorino che lavora 40 e passa ore a settimana in media (ma c’è anche chi arriva ad 80 ore) per un’azienda non è un lavoratore autonomo, è evidentemente una persona che ha grosse difficoltà economiche e per necessità impegna il proprio tempo rendendosi disponibile in attesa di effettuare consegne. E’ un lavoratore che pedala da una parte all’altra della città, anche nelle condizioni climatiche più avverse, per portare a casa un compenso dignitoso. Per questo motivo, ha diritto ad avere ferie pagate, malattie pagate e tutte le altre tutele che spettano agli altri lavoratori. Nonostante il vostro lavoro generi centinaia di milioni di euro per i colossi del cibo come Deliveroo, Foodora e Just-eat, viene definito come un lavoretto, un hobby per chi ama andare in bicicletta. Un “passatempo” che però si è rivelato molto rischioso, come dimostra il gravissimo incidente subito a Milano nei giorni scorsi da un fattorino di Glovo.

 

Quanto pesa l’assenza di tutele anche sul fronte della sicurezza dei lavoratori?

L’assenza di un assicurazione in caso di infortuni sul lavoro pesa tantissimo ed è una delle nostre principali battaglie. Il pagamento a cottimo rende questo lavoro ancora più pericoloso perché ti costringe a pedalare il più veloce possibile per garantirti il maggior numero di consegne e guadagnare di più. Per non parlare del sistema del rating, basato su statistiche di affidabilità che calano se rifiuti di lavorare nel weekend o quando nevica. Un mio amico, dopo aver fatto un incidente durante un turno in bici, è dovuto restare a casa per un mese e mezzo. Oltre al danno di non aver avuto la malattia pagata, c’è stata anche la beffa. Il suo rating è sceso e ed è stato “fatto fuori”, non riuscendo più a visualizzare i turni per prenotarsi.

 

Come forma di protesta contro questa nuova forma di sfruttamento, che affida la possibilità e la quantità di lavoro ad un algoritmo, qualche settimana fa avete interrotto una conferenza tenuta a Milano in cui era stato invitato a parlare Matteo Sarzana, Amministratore Delegato di Deliveroo, esponendo uno striscione su cui appariva la scritta il vostro algoritmo: “if cottimo, then sfruttamento”. Ci spieghi nella pratica come avviene l’assegnazione dei turni e come si determina la schavitù dei riders da un algoritmo?

I turni settimanali si possono chiedere a partire dalle 11 di lunedì. Ma se il tuo rating cala perché hai rifiutato di lavorare un’ora e quindi sei meno “affidabile”, l’orario in cui puoi visualizzare i turni slitta sempre di più, finché se arrivi alle 17 ti restano solo le fasce peggiori. Tramite l’app, Deliveroo tiene traccia della tua disponibilità o meno a lavorare nei weekend o nelle fasce in cui la domanda è più alta, cosa che accade tipicamente quando c’è maltempo. In questo modo, sarà un algoritmo a decidere se e quanto lavorerai e l’azienda seleziona di fatto i più veloci e disponibili, ovvero quelli che per maggiore necessità economica sono costretti maggiormente a subire questo ricatto.

 

Oggi, in concomitanza con lo sciopero del primo maggio, molti di voi hanno ricevuto un sms da Deliveroo, di che si tratta?

Abbiamo ricevuto prima un messaggio tramite l’app, che ci offriva un bonus di un euro se avessimo accettato di lavorare il 1 maggio. Poi successivamente molti di noi hanno ricevuto direttamente un sms con l’offerta di un bonus di ben 3 euro per coprire i turni serali. E’ una prassi che usano spesso, quando ci sono scioperi o nevica, quindi soprattutto in situazioni insostenibili, loro ci offrono dei bonus che io ritengo ridicoli, perché vorrebbero che per pochi euro la gente rischiasse la vita o saltasse uno sciopero che invece è importante. Ma evidentemente oggi non ha funzionato, qui siamo tantissimi a non aver ceduto al ricatto dei bonus!

 

Sono tante le rivendicazioni che intendono portare avanti ed è sempre più evidente che queste nuove forme di lavoro nascondono le più antiche forme di sfruttamento. Per questo continueremo a stare al fianco di questi lavoratori e sostenere la loro lotta per ottenere diritti e tutele sul lavoro.

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