[Firenze] Lavoratori degli appalti e dell'Ataf privatizzata in presidio

Questa volta il presidio è doppio, quello dei lavoratori Ataf (Azienda Trasporti Area Fiorentina) che protestano contro l'annuncio di 109 esuberi da parte della nuova proprietà ATAF gestioni, e quello dei lavoratori della Dussmann, ditta di pulizie appaltata da ATAF, per la quale sono state avviate 30 procedure di mobilità su un totale di 55 dipendenti.

Alla Dussmann la protesta riguarda anche i tagli agli orari di lavoro, che verranno applicati alla decorrenza del nuovo appalto con Ataf Gestioni (1° marzo) e di conseguenza l'abbassamento dei livelli igienici sugli autobus: con la riduzione delle ore lavorative verranno infatti eliminate le pulizie a cadenza mensile, mentre quelle a cadenza settimanale saranno effettuate solo ogni 15 giorni.

Purtroppo non è tutto. L'ultima batosta per i lavoratori ATAF consiste nello scioglimento della RSU. Circa 15 giorni fa, infatti, i delegati sindacali di CGIL, CISL e UIL si sono dimessi dal loro incarico, nascondendo ai lavoratori la propria decisione. Poi, quando alcuni delegati COBAS hanno reso pubblico il fatto, i confederali ne hanno approfittato addossando le responsabilità della rottura sindacale al COBAS stesso. Uno sgambetto in piena regola. Così, oltre a generare panico e sfiducia tra i lavoratori, la rottura dell'unità sindacale avrà una conseguenza dai risvolti inquietanti.
La nuova RSA, che sostituirà l'RSU, verrà nominata direttamente dalle organizzazioni confederali, cancellando di fatto la possibilità per i lavoratori di scegliersi i propri delegati e nello specifico estromettendo il COBAS dalla rappresentanza. Le organizzazioni firmatarie del pre-accordo sul nuovo piano aziendale, avranno mano libera nel far passare a nome dei lavoratori il nuovo piano industriale di ATAF Gestioni.


- Qui il comunicato Cobas sul nuovo piano aziendale
- Il corriere fiorentino


Pubblichiamo inoltre le parole di Claudio Pizzuto, delegato Cobas, “colpevole” di aver reso pubbliche le nefandezze dei delegati confederali in ATAF.

"Orsù che dovrei fare?

Tra i principali compiti di un Sindacalista c'è sicuramente il dovere di informare i lavoratori; ancor più in questo periodo in cui tutto sta accadendo e trasformandosi nella nostra azienda. Informare per me significa riportare ciò che ho ascoltato, ciò che ho visto, ciò che ho vissuto durante le tante ore di riunioni, intessendo il tutto con l'esperienza che ho maturato in quasi 10 anni di impegno sindacale svolto gratuitamente nel mio tempo libero e senza turni particolari. Molteplici sono le possibilità per far giungere al lavoratore ciò di cui sono venuto a conoscenza, per renderlo partecipe e soprattutto consapevole di ciò che lo riguarda, a cominciare dalle assemblee, dai volantini ed anche con i sistemi telematici.

La piena partecipazione del lavoratore è l'elemento fondamentale per dar senso e forza alla rappresentanza sindacale, mentre il silenzio, l'ambiguità e la negazione del confronto nelle assemblee aperte a tutti è la morte degli interessi dei lavoratori.

In questi anni ho sempre svolto con queste intenzioni il mio mandato. Ho cercato di informare tutti nella totale trasparenza, a costo di essere frainteso oppure, come ora, di dover accollarmi le pretestuose accuse di aver causato le dimissioni della RSU. Come già riportato nel mio precedente post “Come se nulla fosse”, avevo già documentato delle dimissioni dei delegati RSU annunciate ufficialmente solo alla dirigenza e stranamente ritirate, subito dopo tale incontro. Oggi posso affermare che non erano state ritirate ma solo rinviate furbescamente in modo da scaricare le colpe su “i soliti Cobas” e colpendo direttamente il sottoscritto, reo di aver parlato troppo. La verità è scomoda, fa male, è fastidiosa, soprattutto se non puoi nasconderla se accanto a te c'è qualcuno che non fa l'interesse del sindacato ma difende con tutta la sua forza e incazzatura ciò che ritiene dannoso per tutti i lavoratori ed in particolare con quelli che condividono con lui la stessa mansione. Non è per merito di fantomatiche trattative o di accordi strappati con la forza della ragione, ma esclusivamente per il sacrificio di chi ha sempre lavorato con tenacia e con condizioni e ritmi oltre ogni limite se il carrozzone Ataf è potuto andare avanti. Ho sempre sostenuto che se il lavoratore sta bene, conseguentemente starà bene anche l'azienda; e che un'azienda in buona salute lo può essere solo con i suoi dipendenti motivati e partecipi di un progetto. È questo il modo con cui il sindacato dovrebbe approcciarsi alle trattative. Invece, assistiamo ogni volta a sindacalisti che rinunciano alle loro idee, rinunciano ad esporre la loro esperienza perché sempre più distanti dal lavoro e sempre più vicini all'apparato sindacale che devono difendere per mantenerlo in piedi.

Provoca rabbia osservare “sindacalisti” che trascorrono la giornata intera senza dire una sola parola nella riunione e si risvegliano solo al momento di apporre la firma senza nemmeno leggere il testo dell'accordo che è stato confezionato e preparato senza che nessuno di loro abbia riflettuto sulle conseguenze. Anche a me piacerebbe firmare un accordo e poter dire: state tranquilli... grazie a noi... ma non posso sedermi con qualcuno se prima io non sono rispettato per l'uomo che sono e per le persone che rappresento. Nelle ultime trattative ho dato la mia completa disponibilità a “rimetter in gioco” tutto ciò che regola Ataf, ma non è servito a niente perché la dirigenza non ha bisogno di condividere con i lavoratori un percorso di ristrutturazione, in quanto qualsiasi cosa imponga sarà sempre accettata dai sindacati. Nel mezzo, ci sono i lavoratori che continuano a delegare persone di cui non sanno neanche il nome e che spesso non hanno mai visto né ascoltato parlare o tanto meno letto un suo pur breve testo.

Tanti, troppi, sono i “sindacalisti” che si fregiano di questo titolo, solo per garantirsi un turno che li ponga in condizioni migliori delle persone che dovrebbero assistere. Il sindacato è morto ogni qualvolta un lavoratore delega un “sindacalista” senza controllarlo, senza chiedergli spiegazioni di ciò che accade o del suo comportamento, fidandosi ciecamente e mai dubitando della sua correttezza. I dimissionari che si sono prestati al volere dei loro dirigenti sindacali, hanno attribuito un valore spropositato alle mie semplici e trasparenti parole rafforzando la veridicità di quanto da me affermato.Altrimenti, se fossero state false, perché dimettersi?

Con tale gesto, hanno però reso complici delle dimissioni tutti i lavoratori che in piena libertà li hanno democraticamente scelti tramite votazioni, perché potessero essere al loro servizio e non per essere servi di qualcuno."


Claudio Pizzuto

Rete Camere Popolari del Lavoro