Viaggio nella Grande Distribuzione: intervista a una lavoratrice Inditex di Milano #4

In occasione della giornata di mobilitazione dell'8 dicembre contro le domeniche e i festivi lavorativi nella grande distribuzione, abbiamo inaugurato questa piccola rubrica "Viaggio nella Grande Distribuzione".

Abbiamo pensato alcune domande per addentrarci nel mondo della grande distribuzione organizzata (GDO), in particolare per quanto concerne il reparto commercio, assieme ai lavoratori e le lavoratrici che hanno risposto e che decideranno di rispondere in seguito. Per cercare di capire meglio come la sfera lavorativa, le modifiche e peggioramenti a cui è sottoposta, vadano non solo a influire sulla nostra condizione lavorativa materiale, ma come modifichino la nostra stessa percezione e posizione sul luogo di lavoro. Non solo: ad essere modificata di riflesso è anche quella parte della nostra vita all'esterno del lavoro, quel "tempo libero" che ci viene sempre più derubato in "nome del profitto".

È un tempo che ci viene estorto con il lavoro festivo e domenicale, ma anche con il ricatto di contratti precari che ci impongono di lavorare oltre l'orario ordinario e previsto, con dei contratti che prevedono turni che non lasciano spazio a tutto ciò che esiste fuori dal lavoro (hobby, passioni, talenti, famiglia).

Le interviste che abbiamo raccolto hanno tante differenze (azienda per cui si lavora, ruolo che si ha in azienda, tipo di contratto), ma sicuramente c'è un aspetto che le accomuna: la percezione che il tempo del lavoro inondi sempre più completamente ogni parte della nostra quotidianeità, senza per questo darci ciò di cui abbiamo bisogno per condurre una vita almeno dignitosa. Così come le accomuna la viva consapevolezza che lottando e connettendo la propria esperienza con le altre orizzontalmente, si possa provare a migliorare la propria condizione lavorativa; che poi "propria" lo è meno di quanto si immagini.


Invitiamo quindi tutti i lavoratori e le lavoratrici della Grande Distribuzione a prendere parte a questa rubrica, scrivendoci per e-mail (Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo. ), contattandoci , chiamandoci quando siamo in contatto.

A voi la parola.

Per chi lavori e dove?
Per Inditex, multinazionale spagnola dell’abbigliamento, proprietaria di numerosi marchi (Zara, Bershka, etc), in un centro commerciale della provincia di Milano

Quanti dipendenti siete? In che proporzione sono impiegati uomini e donne sul tuo posto di lavoro?
Il numero di dipendenti varia da 9 a 13, a seconda dei picchi di vendita, mentre la proporzione donne uomini non è rilevante, dipende dai punti vendita.

Che cosa conosci dell’assetto societario della tua azienda di lavoro?
In realtà poco, salvo che il management centrale del gruppo (Spagna) è comunque sempre molto presente nelle decisioni.

Che lavoro svolgi?
Sono responsabile del punto vendita.

Che tipo di contratto hai?
A tempo indeterminato.

Le mansioni che svolgi sono previste dal contratto?

Purtroppo non saprei dire se tutti i compiti che svolgo sono previsti contrattualmente; di sicuro l’impegno richiesto non è quello standard di 8 ore giornaliere ad orari regolari.

Com'è il tuo contratto dal punto di vista delle ferie, della malattia, dei permessi?
Dal punto di vista ferie/permessi, vengono rispettati quelli previsti dal contratto e, considerando il lavoro festivo/domenicale arriviamo a circa 7 settimane annuali. La programmazione però è spesso legata alle esigenze dell’azienda.

Puoi indicarmi che tipo di persone è più facile incontrare come colleghi/e lavorando presso la GDO? A) Giovani o meno giovani; B) Sposati/e o single; C) con figli o senza; D) titolo di studio: licenza media, diploma o laurea. È possibile delineare un profilo più frequente di altri?

Nella mia azienda in generale si può parlare di giovani/giovanissimi, spesso alla prima esperienza lavorativa. Sul titolo di studio, dipende, va dai non diplomati a qualche studente universitario.

Quali sono gli aspetti peggiori di questo lavoro, secondo te?

La totale imprevedibilità dell’impegno lavorativo per quanto concerne orari, turni, giorni di lavoro e giorni di riposo In poche parole, l’impossibilità di qualsiasi tipo di programmazione extra lavorativa a medio/lungo periodo, anche nelle esigenze che sembrano più banali.

Come sai il decreto “salva Italia” varato dal Governo Monti ha di fatto sostanziato quello che i precedenti decreti avevano messo in cantiere: la liberalizzazione delle aperture per gli esercizi commerciali. Come Ë cambiato il vostro mese lavorativo dopo l’entrata in vigore di questo decreto?
In poche parole, che spiegano tutto, il mio centro commerciale, dunque il mio negozio, è aperto dalle 9 alle 22 trecentosessantadue giorni all’anno su trecentosessantacinque, concedendoci liberi solo Natale, 1 Gennaio e Pasqua.

Il vostro contratto è stato modificato dopo il decreto?
No.

Come influisce sulla vostra vita quotidiana il potere che le aziende hanno nel determinare orari di apertura e chiusura degli esercizi commerciali?
Più che influisce, impone. Ahimè, non ci resta che adeguarci.

Pensi che le donne ne risentano in misura maggiore in relazione a eventuali ripercussioni sulle relazioni familiari e sociali?
Ovviamente sì.

Esistono i sindacati nella tua azienda? Se sì, quali? Che rapporto hanno con voi, che funzione svolgono? Che posizione hanno assunto riguardo alla questione delle aperture domenicali?
A livello aziendale so che in altri marchi del gruppo esiste una qualche forma di sindacalizzazione; nel mio caso, nella mia catena non esiste alcuna forma di sindacalizzazione.

La situazione della GDO (Grande Distribuzione Organizzata), seppur peculiare, è estremamente generalizzata: l’allungamento dell’orario di lavoro senza adeguamenti salariali o cambiamenti contrattuali è una costante a partire da quello che possiamo definire “l’apripista” Marchionne con la FIAT. Che risposta generale su questo piano i lavoratori e le lavoratrici possono dare?
In questo momento, vista la mia esperienza, mi riesce difficile persino parlare di “risposta possibile” dei lavoratori.

Se ti dicessimo “lavorare tutti/e, lavorare meno e a parità di salario e diritti”, cosa penseresti? Ritieni possano essere tra le parole d'ordine unificanti per tutte le lotte presenti sul territorio nazionale?

Assolutamente sì.

Speri di liberarti da questo lavoro? Se sì, quando pensi che possa realisticamente accaderti di trovare un lavoro migliore?
Per la mia esperienza, il punto non è trovare un lavoro migliore, e persino meglio retribuito. Le aspettative comuni credo siano piuttosto quelle di avere una condizione lavorativa più “dignitosa”, intesa come ritmi più bassi, più sostenibili, giornate e settimane organizzabili, ecc. Una diversa organizzazione del lavoro, e di conseguenza della vita, insomma.

Se ci fosse un supporto dall'esterno, che dimostrasse di essere determinato a sostenervi durante una vertenza, credi che la situazione cambierebbe in meglio? In quali condizioni, invece, ti sentiresti strumentalizzato/a?
Quello che penso, parlando da persona che in ogni caso ha un qualche “background” politico, è che ogni forma di supporto esterno sarebbe utile, sebbene va tenuto in conto che dal mio punto di vista non si tratta di “sostenere” le lotte, ma che, visto il punto in cui ci troviamo ci sia bisogno di fare un ulteriore passo indietro, ricominciando dal creare una qualsiasi forma di “coscienza” nei lavoratori, visto che al momento questa è pressoché nulla, purtroppo. Può essere brutto dirlo ma la mia esperienza vede le lotte solo come un passo successivo.

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