Viaggio nella grande distribuzione: intervista ai lavoratori di Panorama (FI) #7

Vi avevamo raccontato la vicenda dei lavoratori di Panorama, una storia come ce ne sono tante nell’universo del commercio, ed in particolare della Grande Distribuzione Organizzata (GDO). Una storia come tante, ma anche una storia singolare, perché il nostro resoconto terminava con una scelta ben precisa da parte dei lavoratori: quella di lottare contro il pieno controllo che il centro commerciale dispone sulle loro vite, a partire dai giorni festivi. Quella scelta, da leggere nel passaggio di tessere da CGIL a USB, si è concretata nel primo sciopero aziendale dei commessi di Panorama.

Come nostro solito, ci siamo precipitati a Campi Bisenzio [Fi], tra capannoni, stabilimenti industriali e centri commerciali, a seguire e dare visibilità a questa lotta che avviene in un giorno particolare per il movimento operaio, l’8 marzo, in uno dei settori dove la manodopera femminile sfiora l’80% degli occupati.

Qual è il problema? Come accennato nell’intervista, l'azienda si rifiuta di contrattare una modalità di maggior favore per i lavoratori, riguardo l’obbligo lavorativo domenicale, rifiutando qualsiasi trattativa e affidandosi interamente alla disciplina del CCNL di categoria, che andrà rinnovato quest’anno1. Ciò vuol dire che l'azienda intende obbligare ogni lavoratore a fornire un tot di aperture domenicali pari a circa ¼ delle domeniche complessive in un anno.

Come se non bastasse, nonostante in breve tempo USB ha ottenuto la maggioranza relativa delle tessere sindacali, l’azienda si rifiuta di riconoscere l’agibilità ai delegati dei lavoratori, prospettando in anticipo gli effetti degli accordi sulla rappresentanza del 31 maggio 2013 e del 10 gennaio 2014.

Una situazione di ingiustizia particolare? Nemmeno tanto…dal nostro lavoro di inchiesta volto a ricostruire le condizioni di lavoro, la composizione della classe lavoratrice e la capacità di mobilitazione, abbiamo infatti rilevato che le principali contraddizioni che incontrano i lavoratori della grande distribuzione sono legate:

a) ai contratti part-time, che sono ampiamente, per quanto non maggioritariamente, impiegati nel settore, e che impediscono ai lavoratori di raggiungere un livello salariale soddisfacente;
b) ai carichi di lavoro, in alcuni casi cospicui (non si lavora mai meno di 38 ore ma gli straordinari sono frequenti); alla “disponibilità” quasi  obbligatoria per le domeniche e le festività lavorative, così come alla flessibilità di orario, che può portare a spalmare una giornata di otto ore su dodici ore (quattro al mattino e quattro alla sera, con pause interminabili in province o periferie sperdute), con grave danno per i lavoratori impossibilitati a una vita “normale”; il recupero settimanale spesso è vanificato da continui spostamenti del giorno festivo;
c) alla totale “messa a disposizione” della vita privata pretesa dall’azienda, alla pressione continua esercitata dai quadri e dai responsabili, al basso riconoscimento del proprio lavoro, al senso di superfluità rispetto al cosa si fa2.

Un contesto diffuso dunque, in cui i padroni trovano un terreno fertile per imporre peggioramenti contrattuali facendo leva sulla ricattabilità dei lavoratori e sull'accondiscendenza dei sindacati corporativi. Ma è proprio a partire dal riconoscimento del fatto che le condizioni sul proprio posto di lavoro sono comuni a quelle degli altri lavoratori impiegati nel settore, che si sviluppa l’unità dei lavoratori e la forza per cambiare le carte in tavola.

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note
1 Ferma restando l'applicazione delle maggiorazioni e dei trattamenti economici, anche su quanto previsto dal presente comma, previsti dalla contrattazione integrativa territoriale o aziendale sul lavoro domenicale, le aziende - al fine di garantire lo svolgimento del servizio in relazione alle modalità organizzative - hanno facoltà di organizzare per ciascun lavoratore a tempo pieno che abbia il riposo settimanale normalmente coincidente con la domenica, lo svolgimento dell'attività lavorativa nella misura complessiva pari alla somma delle domeniche di apertura originariamente previste dal D.Lgs. 31 marzo 1998, n. 114 e del 30% delle ulteriori aperture domenicali previste a livello territoriale. (dal CCNL firmato nel 2011).
2 Clash City Workers, Dove sono i nostri. Lavoro classe e movimenti nell'Italia della crisi, La Casa Usher, 2014 (puoi acquistarlo qui).


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