[Roma] La lotta degli operai di Terni non si ferma...

Il 6 novembre al Ministero dello Sviluppo Economico è stato allestito un nuovo presidio dei lavoratori dell’AST di Terni che solo ieri sono tornati da Bruxelles dopo aver protestato davanti al Parlamento europeo,  reclamando l’intervento delle istituzioni comunitarie in merito alle conseguenze del nuovo piano industriale.

E nonostante la stanchezza, da questa mattina alle dieci fino al pomeriggio, gli operai dell'acciaieria di Terni non sono arretrati di un millimetro. Compatti, davanti all'ingresso del MISE, attendevano risposte concrete, mentre all'interno si stava svolgendo l’ennesimo tavolo di trattativa tra azienda, governo e delegazione di rappresentanti sindacali. Oltre agli operai dell'AST, che lottano contro la messa in mobilità per 537 lavoratori, in presidio vi erano anche gli operai dell'HARSCO (ILSERV) a cui l'azienda vuole togliere l'appalto per le attività di diversi reparti tra cui il parco rottami, la molatura di bramme, il parco rotoli e la movimentazione.

Sono più di 200 i lavoratori dell'HARSCO che rischiano di essere mandati a casa perché l'AST ha deciso di ridurre la produzione nonostante vi siano commesse. Ma alla vicenda AST è legato a doppio filo anche il destino di centinaia e centinaia di altri lavoratori dell'indotto, che lavorano ad esempio per la Pallotta SpA, la TCMC, la MMC srl e molte altre ditte che gestiscono attività essenziali per l’azienda e alle quali è stata imposta una decurtazione del costo degli appalti del 20%.

Erano davanti al MISE anche loro ad attendere risposte che anche questa volta non sono arrivate: il tavolo di trattativa è rimandato a lunedì pomeriggio, quando forse – forse - verranno pagati gli stipendi che l’ azienda si ostina ad usare come ricatto. Infatti L’incontro della scorsa settimana si era concluso con l’impegno da parte del governo a premere sull’azienda affinchè sbloccasse i pagamenti degli stipendi, ma l’ad Lucia Morselli proprio ieri ha diffuso una comunicazione in cui dichiarava che non pagherà gli stipendi dei lavoratori finchè questi non smetteranno di scioperare. L’acciaieria è infatti completamente bloccata dal 22 ottobre e i lavoratori non hanno nessuna intenzione di riprendere a produrre senza avere garanzie. Perciò proseguono con il blocco delle portinerie e con il presidio davanti al comune e alla prefettura.

Davanti a questo attacco generalizzato i lavoratori di Terni non arretreranno, perché il disegno dell'azienda è ormai chiaro a tutti, forse gli unici a non aver capito, o a fingere di non aver capito, è la nostra classe dirigente. È chiaro a tutti che non c'è più nulla da perdere e che è rimasta una sola cosa da fare: lottare per riprendersi tutto!

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