Sciopero generale del sindacalismo di base. Il nemico è il padrone.

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Venerdì 18 Marzo, sciopero generale. Da nord a sud sono state migliaia le persone che hanno aderito allo sciopero proclamato da diverse sigle dei sindacati di base e che hanno ancora una volta voluto far sentire la propria voce.

Dal corteo di Bologna, con annesse occupazioni dell'interporto e dell'Holiday inn, ai blocchi realizzati ai cancelli di diverse realtà lavorative a Roma; dalle assemblee sui posti di lavoro di Genova e Brescia ai presidi in varie città; dalle azioni contro il consolato turco, colpevole della feroce repressione contro i kurdi, fino ad arrivare alle due manifestazioni di Napoli e Milano, l'intera penisola è stata costellata dalle urla e dalla rabbia dei lavoratori scesi in piazza!

 

 In particolare, a Napoli, come Camera Popolare del Lavoro abbiamo cercato di raccogliere le voci che hanno animato il corteo che ha sfilato per le strade del centro storico per giungere fino al palazzo della regione, mentre un altro gruppo di manifestanti raggiungeva il porto per portare il loro sostegno alla vertenza dei lavoratori della Co. Na. Te. Co. Abbiamo così potuto ascoltare e conoscere la storia delle lavoratrici delle mense scolastiche di Benevento, la dura realtà degli operai Fiat di Cassino, l'inedita ed entusiasmante esperienza di autorganizzazione portata avanti dai lavoratori stagionali della costiera amalfitana e della penisola sorrentina, i lavoratori a nero senza alcun minima di tutela, le giuste rivendicazioni degli immigrati, gli agguerriti sforzi dei disoccupati napoletani e tante altre vicende.

Contemporaneamente, il corteo di Milano, partito da due concentramenti distinti si è fuso durante il percorso, dispiegandosi fino a Piazza San Babila. La manifestazione, seppur caratterizzata dalla combattiva presenza dei lavoratori della logistica, ha visto anche l'importante presenza dei lavoratori delle poste, dei trasporti, degli insegnanti, degli operatori dei call center e di molti altri.

Tante le categorie quindi, tanti gli striscioni, che hanno riempito unitariamente le piazze manifestando ben al di là delle specifiche motivazioni e particolarità riguardanti i singoli posti di lavoro. Il filo rosso che ha attraversato la giornata è stata la forte opposizione alle politiche del governo Renzi e ai paventati venti di guerra in avvicinamento. Sono stati questi, infatti, i temi che sono emersi nei cartelli, negli interventi e negli slogan del 18 Marzo. Dopo l’approvazione definitiva del Jobs Act e della Buona Scuola, in uno scenario caratterizzato dai tagli alla sanità pubblica e dai finanziamenti all’industria militare, dalla definitiva cancellazione dell'articolo 18 e dalle continue privatizzazioni, è sempre più evidente la progressiva cancellazione dei diritti minimi e il sempre maggior sfruttamento al quale punta l'azione dell'esecutivo. Ma ancora più evidente è la necessità che, giornate come questa, costruiscano e solidificano l'argine e la resistenza a tutto ciò.

E per portare avanti con la massima brutalità questa vera e propria “guerra interna” contro lavoratori, studenti e disoccupati che alzano la testa cosa c’è di meglio di una “guerra esterna”? Cosa c’è di meglio di un “nemico fantoccio” per silenziare chi cerca di far valere le proprie rivendicazioni contro i nemici veri, quelli di casa nostra o dei palazzi di Bruxelles? Cosa c’è di meglio della costante minaccia e della preparazione alla guerra, o della creazione di un falso nemico “interno” (rappresentato da chi arriva nel nostro paese proprio dalle zone di guerra) attraverso le feroci campagne d’odio che in tutta Europa stanno scatenando il razzismo contro immigrati e rifugiati (resi tali dalle stesse guerre, appunto, nelle quali i nostri paesi ci hanno messo ben più che lo zampino)? È quindi sempre più necessario, come questo sciopero ha iniziato a fare, rifiutare il progressivo e martellante tentativo di intruppamento con il quale padroni e governo cercano di distogliere la nostra giusta rabbia contro di loro e contro tutti coloro che ci spremono sui posti di lavoro.

L’unico reale nemico di lavoratori, disoccupati, immigrati, studenti e tutte le svariate categorie scese a manifestare, è chi smantella le conquiste dei lavoratori reprimendone in ogni modo le battaglie e le vertenze. Questo sciopero è stato un importante tassello nel percorso da intraprendere per affermare tutto questo con forza. Come recitava lo striscione del corteo di Napoli: il nemico è il padrone.

 

Rete Camere Popolari del Lavoro