Almaviva: voci da un’azienda che licenzia e reprime

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Nell’ultimo anno abbiamo seguito attentamente la vicenda Almaviva: 800 licenziamenti minacciati solo perché è finita la manna delle sovvenzioni statali, sovvenzioni che Tripi ha sempre preso senza mai “restituire” in termini di garanzie sul mantenimento dei livelli occupazionali e di qualità del lavoro per i lavoratori.

Un’impresa “mordi e fuggi”, classico esempio del capitalismo di casa nostra, che nel momento in cui ha varato il piano esuberi non ha esitato a mettere sul piatto contropartite pesantissime in cambio di promesse di revisione del piano stesso: una per tutti, il controllo individuale dei lavoratori, che altro non è che lo strumento che permetterebbe ad Almaviva di licenziare domani, presi uno per uno e nel silenzio generale, quelli che già vorrebbe licenziare oggi, facendo, però, molto più rumore.

I lavoratori non si sono mai arresi, neanche di fronte alla cecità, al collaborazionismo, alla malafede dei confederali, e da mesi stanno lottando, da soli, per difendere non solo il posto di lavoro, ma la dignità.

In seguito ad una serie di episodi repressivi – l’ultimo, il primo w-e di dicembre, è stata la rimozione forzata degli striscioni davanti alla sede napoletana di Almaviva Contact – abbiamo raccolto la voce di chi, dentro, continua a non abbassare la testa. La pubblichiamo convinti che sia importantissimo riaccendere i riflettori su questa vicenda, ora, a ridosso dell’ennesimo incontro al MISE, e dopo: si tratta, infatti, di una vera e propria vertenza esemplare, per motivi economici e politici. Per questo sollecitiamo alla massima condivisione e diffusione.

Ci puoi, brevemente, raccontare il clima che si sta respirando negli ultimi giorni in azienda?

Negli ultimi giorni in azienda si sta verificando un clima di ansia, e anche di paura vista la data finale della vertenza, prevista per il giorno 18 Dicembre. In questo clima d’ansia si stanno verificando anche azioni di duro attacco contro i lavoratori, dove ogni giorno ci vediamo camionette dei carabinieri sotto l’azienda, a volte addirittura anche sui piani di lavoro, quindi ci sentiamo quasi dei reclusi in casa nostra, perché poi effettivamente Almaviva è casa nostra, visto che c’è gente che lavora qui da 10, da 20 anni e tutto questo è assolutamente inaccettabile.

I lavoratori come stanno reagendo a questi continui attacchi?

Per quanto riguarda la reazione dei lavoratori c’è una grossa parte che purtroppo è sfiduciata dagli eventi; causa caratteriale dei lavoratori da un lato, dall’altra a causa della assoluta sfiducia verso il sindacato. Ormai i lavoratori restano soltanto a guardare, non mettono più in atto né azioni né proposte, lasciando che il destino faccia da solo il suo percorso. Invece poi c’è un’altra parte di lavoratori che si incontra ogni giorno, che cerca di mettere prima sul tavolo e poi in atto delle azioni che possono essere più o meno forti, come : manifestazioni, fiaccolate scioperi e quant’altro. Un ultimo sarà previsto proprio per il giorno 6 Dicembre, dove ci sarà l’ennesimo incontro tra azienda-sindacato-governo, sperando di avere delle risposte poiché ad oggi non ci sono state risposte da nessuna delle tre parti. E ovviamente noi saremo pronti a dare filo da torcere fino alla fine, perché molti lavoratori credono ancora che il destino passi anche attraverso le proprie mani, quindi noi non ci arrenderemo assolutamente.

Cosa sta succedendo negli ultimi anni nel vostro settore? Si sta andando verso una perdita di diritti e un peggioramento progressivo delle condizioni di lavoro. Ci potete spiegare come?

Per quanto riguarda la situazione di diritti e salario nel settore delle telecomunicazioni, sta andando molto velocemente e drammaticamente verso il basso; per quanto riguarda il salario, negli ultimi 3- 4 anni abbiamo subito un abbassamento di almeno 200, 300 euro; ovviamente questo va ad incidere sulla vita degli stessi operatori, che ricordiamo sono persone che hanno una vita al di fuori dell’azienda e questo va a gravare assolutamente nella vita familiare; lo stress che ormai è palesemente eccessivo , c’è sempre più mobbing e vengono legittimati dei comportamenti inaccettabili. Ultimo ricatto occupazionale è quello o controllo individuale o a casa, dove quindi i dati non verrebbero più gestisti da a-team ma in maniera individuale; questo porterebbe ulteriore , maggiore stress correlato al lavoro, poiché il lavoratore avrebbe praticamente sulla propria testa una specie di timer per ogni telefonata, con attivazioni e valutazioni annesse, quindi questo porterebbe ogni giorno a dei briefing personali, attraverso cui il lavoratore potrebbe essere spremuto sempre di più, ovviamente guadagnando sempre meno. Grazie al Jobs Act si sta quindi raggiungendo una situazione in cui si richiede sempre più qualità per sempre meno garanzie. Sia la nostra azienda Almaviva, che è un colosso delle telecomunicazioni in Italia e nel mondo, ma anche tutte le altre aziende del settore stanno ormai facendo dei contratti a ribasso per quanto riguarda gli istituti, per cui le ore di permesso, i giorni di ferie vengono sempre più imposti in maniera unilaterale dall’azienda, a proprio piacimento; ci viene quindi richiesta maggiore flessibilità non solo a livello lavorativo ma anche contrattuale, dove ormai le ferie e i ROL vengono gestite da noi soltanto per il 40-50% degli istituti maturati. In tutto questo c’è anche una gran colpa della classe sindacale, poiché ormai da 5-6 anni stiamo vediamo delle contrattazioni a ribasso senza che il sindacato sia capace di fare una proposta per cercare di difendere questi diritti e salario; ormai è una classe sindacale che da vent’anni non fa altro che essere cliente, sia del governo che delle aziende, e che sottosta -causa ricatto occupazionale- a qualsiasi accordo al ribbasso. Purtroppo dobbiamo affermare che la classe sindacale non è più abituata alla lotta come lo era prima e di conseguenza tutte le vittorie ottenute in passato le stiamo, purtroppo, molto rapidamente perdendo.

In generale molte di queste cose riguardano non solo il settore dei call center. Quale è il vostro giudizio sull'operato del Governo sul mondo del lavoro negli ultimi anni?

Il ruolo del governo ormai mi pare chiaro, è un governo delle lobby, delle multinazionali che punta a fare grossi favori ai grandi imprenditori, alle multinazionali a sfavore dei singoli lavoratori. Il ruolo del governo è quello di puntare sull’abbassamento dei diritti e del salario dei lavoratori, è stato messo nero su bianco con il Jobs Act, con l’abolizione dell’articolo 18 che punta ormai ad avere un finto contratto a tempo indeterminato, dove con le tutele crescenti c’è un precariato indeterminato. E’ questa l’unica cosa che è riuscito a fare questo governo.

Quali pensi siano gli insegnamenti tratti finora da questa dura battaglia che state portando avanti?

Ovviamente in questa situazione nazionale, ma soprattutto per la vertenza Almaviva, per quanto mi riguarda - ma credo di poter parlare anche a nome di molti miei colleghi lavoratori- che comunque lottando sempre a testa alta, anche se con delle adesioni basse, noi siamo partiti anche ad essere un gruppetto di 7-8,10 lavoratori, però abbiamo capito che abbiamo capito che comunque lottando sempre a testa alta, anche se con delle adesioni basse (noi siamo partiti dall'essere un gruppetto di 7-8,10 lavoratori), facendo le cose bene,, non abbassando la testa per i continui ricatti al ribasso, piano piano stiamo portando una platea maggiore a seguire le nostre azioni, e questo ci dà la speranza perché magari potrebbe essere la nascita di un risveglio popolare, di un risveglio della classe operaia che ormai manca da troppo tempo, sicuramente noi non molleremo, questo è da sottoscrivere!

Rete Camere Popolari del Lavoro