[Marcianise - CE] Un nuovo referendum che ribalta i risultati, ma come è potuto succedere?

Dal primo Aprile il ramo aziendale della Ericsson di Marcianise sarà ceduto alla multinazionale statunitense Jabil.

Dopo la vittoria dei “no” al primo referendum tenutosi in azienda presso lo stabilimento casertano della Ericsson, il quale prevedeva la rinuncia all’ipotesi di accordo firmata con i sindacati (Fim, Fiom, Uilm, Ilm, Ugl e Failms), lo scenario inizia a cambiare nel giro di una notte.

La voglia di opporsi a questa cessione di ramo aziendale e il tentativo di richiedere un nuovo incontro al MISE per rivedere le posizioni delle aziende chiamate in causa svanisce con la raccolta di firme per una petizione per ripetere il referendum.

A questo punto viene da chiedersi, cosa ha spinto i lavoratori a fare un nuovo referendum? Come si è potuti passare da una volontà di respingere questo accordo espressa dal 52% dei votanti (180 voti contrari) ad una contestazione di poche decine di lavoratori (60 voti contrari)?

Per fortuna il Sole24ore ci viene in aiuto e ci sottolinea come l’azienda, in seguito ad una prima intenzione di rifiutare l’accordo, abbia dichiarato la propria intenzione di andare avanti con la cessione nei termini di legge, ossia senza garanzie per i lavoratori. Certo qui nessuno ha impugnato un coltello, ma sicuramente di ricatto si può parlare, considerando la prospettiva non del tutto florida che ha visto coinvolti i lavoratori della Jabil (nuova azienda acquirente) negli ultimi 9 anni di cassa integrazione.
Le garanzie di cui si parla sopra si riferiscono ad un accordo firmato tra le due aziende ed i sindacati che prevede che non si possa ricorrere a licenziamenti collettivi fino a marzo 2019, mentre fino a marzo 2018, secondo quanto messo nero su bianco nell’accordo, sarà garantito lavoro per 335 dipendenti grazie alle commesse formalmente assicurate da Ericsson.
Se a questo aggiungiamo anche le pressioni fatte sugli operai da parte dei vari capi reparto presenti in azienda affinché tutti firmassero la petizione - la raccolta di firme è infatti nominale e non coperta da privacy per cui i nuovi capetti della futura acquirente Jabil avrebbero tenuto conto di chi avesse firmato o meno -, il gioco è fatto.

Rileggendo ora le dichiarazioni di Luca Colonna della UILM rilasciate sempre sul Sole24ore, siamo proprio sicuri di poter parlare di “gesto di buonsenso dei lavoratori”?.

 

-----------------------------

Fonti: 

corrieredelmezzogiorno.corriere.it

www.rassegna.it

 

Jabil   Ericsson  

Rete Camere Popolari del Lavoro