[Roma] Intervista alle lavoratrici degli asili nido in lotta contro il contratto decentrato

Pubblichiamo un'intervista fatta insieme ai compagni di Pane-Rose ad un'insegnante di un asilo nido di Roma che, molto accuratamente, ci spiega lo stato in cui già si trovano gli asili nido romani, e di come la situazione peggiorerebbe a seguito dell'applicazione del nuovo contratto decentrato che dovrebbe entrare in vigore dal primo gennaio.

Non solo quello degli asili nido è uno dei fronti più combattivi, ma è anche in grado di mettere in luce una delle situazioni più critiche, e cioè le conseguenze dei tagli nel settore della cura, che non solo ricadono immediatamente sulle maestre che non hanno più un lavoro (come quell'esercito di cinquemila che vengono chiamate a giornata e che garantiscono le supplenze nel caso la maestra si ammali) o ne hanno troppo (come quelle, spesso precarie, che restano), ma anche sui bambini e sulle loro madri: ecco quindi come intorno alla questione dell'asilo nido si mettono perfettamente in luce gli attacchi del capitale nei confronti delle donne, che devono fungere da veri e propri "ammortizzatori sociali" nei momenti di crisi economica.

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Il settore scolastico ed educativo di Roma Capitale è suddiviso in scuola dell'infanzia e asilo nido. Le fasce d'età sono diverse, e quindi anche il rapporto bambino-educatrice e/o insegnante. Per quanto riguarda l'asilo nido, il rapporto lo stabilisce una legge regionale, ed è 1 a 6. Questo rapporto è messo a dura prova dai tagli già da diversi anni e già dallo scorso anno hanno cercato di portarlo a 1 a 7 andando contro la normativa vigente, ma senza successo. Con il nuovo contratto decentrato unilaterale la tendenza a risparmiare sulle sostituzioni nella prima giornata di malattia ha come conseguenza il raddoppio del rapporto, e quindi vengono meno tutti i principi fondamentali del progetto educativo legati alla relazione, ai bisogni individuali, ai tempi vari e diversificati dei bimbi soprattutto nel momento delicato dell'accoglienza e del commiato.

In quali condizioni operano allo stato attuale le lavoratrici e i lavoratori degli asili nido? Quanto costa ad un genitore mandare un bambino all'asilo nido?
Le condizioni lavorative delle educatrici sono altamente a rischio soprattutto dopo il nuovo contratto decentrato unilaterale. Intanto il malessere generale si respira in tutte le strutture, ed è un malessere dovuto all'altissimo carico di lavoro che lo stesso comporta qualora venga poi attuato. Già da anni siamo sotto organico, e gli asili di Roma Capitale sono terreno fertile di precariato che a pieno titolo andrebbe assunto.

I tagli mirano invece a diminuire le unità di personale precario da impiegare negli asilo e che sono ad oggi un pilastro fondamentale del buon funzionamento. Il rapporto (per il momento funzionale) educatrice-bimbo è spesso messo a dura prova nel primo giorno di malattia. In questo periodo poi le educatrici supplenti per protesta sono entrate in sciopero e hanno messo in ginocchio utenza e asili (nota). La tendenza nelle strutture è quella di convincere le titolari presenti ad andare fuori rapporto insinuando la possibile interruzione di pubblico servizio. La cifra che più o meno paga una famiglia media per questo servizio è di 300 euro circa al mese.

In che modo il Salva Roma e la spending review hanno riorganizzato il lavoro e le mansioni all'interno degli asili nido? Quali sono state le conseguenze sulle lavoratrici? Come avete dovuto riorganizzare la giornata tipo dei bambini, a seguito dei tagli?
Il settore scolastico-educativo è quello più colpito dal Salva Roma, che infatti prevede maggiori carichi di lavoro. Le parole d'ordine sono produttività e flessibilità oraria. Viene prevista una figura PO, ossia una "super maestra" o "super educatrice" corrispondente alla categoria c5 che, oltre a ricoprire in pieno la sua funzione di educatrice come le altre sue colleghe, ha il compito di fare da tramite con il municipio e di organizzare l'andamento del buon funzionamento scolastico.
A seguito della spending review e del Salva Roma sono previste trenta ore lavorative invece di ventisette, di cui tre da utilizzare per coprire le colleghe assenti. Perciò si richiede reperibilità di un'ora in entrata quando il proprio orario ricade a metà mattinata (cioè alle 11). Inoltre, aumentano anche le ore di formazione e monte ore annuo da centoventi ad un totale di centottanta. Non sono previste sostituzioni nel primo giorno di malattia, quindi non esisterà più un tetto massimo nel rapporto numero di bambini - educatrici. Il passaggio da asili di qualità ad asili-pollaio è inevitabile.

Nel vostro settore c'è il turn over? Il numero di lavoratrici e lavoratori assunti è sufficiente a coprire i turni di lavoro?
La carenza organica negli asili nido del Comune di Roma arriva quasi al 25% dei posti. Circa 750 posti vengono coperti con colleghe precarie che fanno parte di graduatorie a scorrimento per supplenze annuali e incarichi inferiori a 5 mesi. Negli asili di Roma Capitale servono urgentemente nuove assunzioni bloccate ormai da anni. Considerando poi che il personale di ruolo ha una soglia d'età che si aggira intorno al mezzo secolo, in futuro ci saranno molti pensionamenti. Si parla di una professione di lavoro usurante che determina un elevato turn over.

In che modo i tagli al settore pubblico hanno incentivato gli asili nido privati? Cosa manca negli asili nido pubblici che, a seguito dei tagli, è stato rimosso?
Il servizio pubblico si è indebolito per via della progressiva privatizzazione del servizio. La tendenza è quella di non investire sulla costruzione di nuovi asili e sulle restaurazioni di quelli chiusi. In Roma Capitale ci sono circa 200 asili a gestione diretta e circa 220 indiretta, ovvero convenzionati, strutture private che prendono dal comune di Roma Capitale una somma per ogni bambino ospitato che fa parte
 delle liste comunali. Questa cifra, a detta di Roma Capitale, è inferiore a quanto speso con la gestione diretta e quindi fa risparmiare le casse comunali. Di fatto è riscontrato che con la conduzione privata di queste strutture sono le lavoratrici che ci rimettono con un salario decisamente inferiore, con un aumento della precarietà, di contratti a progetto, ecc. Si preferisce investire somme per strutture private in convenzione e non si spende per strutture a gestione diretta chiuse per restaurazione o per le costruzioni di nuovi asili nido per coprire il fabbisogno dell'utenza.

Quali forme di lotta avete in mente di organizzare a fronte degli attacchi che il settore dell'infanzia sta subendo?
Il settore scolastico-educativo è in piede di guerra, e in questi ultimi mesi è stato oggetto di articoli vari di testate giornalistiche. Oltre a scioperi e a presidi di massa nelle sedi di varie trattative sindacali indette per il settore, siamo diventate molto fiscali nel rispetto delle norme contrattuali vigenti e sulla sicurezza delle scuole e del posto di lavoro. Le supplenti sono entrate in sciopero bianco e non accettano più le supplenze, di conseguenza bimbi e genitori tornano a casa. Ci sono municipi in emergenza, e il sistema è al collasso per l'alta partecipazione a queste iniziative di protesta.

Le educatrici chiamate a giornata sono anche entrate in sciopero della fame per protestare contro il Comune di Roma che le vorrebbe licenziare in tronco, mentre è appunto la loro presenza che garantisce che le strutture non collassino. Durante i giorni di sciopero, siccome le maestre si rifiutavano di prendere tutti quei bambini vista l'assenza di quelle chiamate a giornata che garantisce il rapporto, i genitori hanno chiamato i carabinieri, i quali non hanno potuto che constatare che era davvero impossibile per le maestre farsi carico di tutti quei bambini. D'altronde, ciò che hanno fatto le cinquemila "precarissime" non è stato altro che far vedere a tutti cosa succederebbe nel caso in cui il contratto passasse. (torna su)

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