[Pavia] Altro che demoralizzati! Nuove lotte alle porte di H&M

Mentre in Francia i politici al servizio degli imprenditori facevano passare il Jobs Act in salsa gallica con tutta la spocchia possibile e in barba alle grida di opposizione dei lavoratori, in Italia, dove è ormai più di un anno che la riforma del lavoro è in vigore, i lavoratori fanno vedere che la lotta non è mai finita!

Le lavoratrici e i lavoratori della cooperativa Easy Coop, circa trecento operai dei magazzino H&M di Stradella (PV), si stanno infatti organizzando. A fronte di condizioni di lavoro disumane e mal retribuite, che permettono alla grande marca di fare grandi profitti anche con prodotti a buon mercato e ammantandosi di moralità con campagne ethicfriendly, i lavoratori che fanno materialmente funzionare la macchina dei grandi magazzini chiedono diritti e una rappresentanza sindacale in grado di far valere le loro rivendicazioni. Per questo, una cinquantina di loro ha trovato da poco nel sindacato S.I. Cobas lo spazio per agire e far sentire la propria voce. Si sono autorganizzate, hanno deciso di unire le forze e, per poter capire come agire per migliorare le loro condizioni, hanno chiesto di poter fare assemblea sul luogo di lavoro. Non un vezzo, non qualcosa del tipo “approfittiamone e saltiamoci un’ora di lavoro” ma una necessità: dove fare assemblea se non dove si lavora e quando farla se non quando si lavora, visto che dopo di tempo per vivere ne rimane ben poco?

Ma questo diritto difficilmente poteva essere riconosciuto e rispettato da un padrone che sente odore di rivendicazioni e che preferisce provare a spegnere sul nascere qualsiasi presa di coscienza di quelle e quelli che sfrutta? Certo che no. I dipendenti un po’ se lo aspettavano, sapevano che non sarebbe stato facile farsi spazio tra i padroni della multinazionale della moda e gli sfruttatori della cooperativa. Questi accampano le scuse che ormai spesso si sentono da quando i confederali hanno firmato gli accordi sulla rappresentanza: l’assemblea non può essere autorizzata e l’elezione della RSA non può considerarsi legittima perché il S.I. Cobas non ha firmato quell’accordo. Le lavoratrici e i lavoratori non si fanno intimidire, però e per poter far assemblea proclamano un’ora di sciopero (il primo, in tutti questi anni!) e ieri, giovedì 21 luglio, si riuniscono per la prima volta in assemblea, fuori dal varco dell’interporto oltrepadano. Con o senza l’autorizzazione aziendale. L’assemblea è partecipatissima, più di 50 lavoratori vi prendono parte e la solidarietà di classe si fa spazio: nei magazzini limitrofi un’altra mobilitazione è in atto in queste settimane; allertati gli operai si fermano, decidono di solidarizzare con le operaie e gli operai di Easy Coop e portare a quell’assemblea anche la propria presenza, la propria forza, la propria tenacia. La stessa che li ha portati ad ottenere, dopo anni, gran parte delle rivendicazioni per cui hanno lottato. Alla fine, all’assemblea si conta la presenza di più di 100 lavoratori.

La lotta è appena cominciata, questo lo sanno. Ma le lavoratrici e i lavoratori sanno anche che solo uniti si vince e sono più decisi che mai.

Pavia  

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